Il Napoli torna campione, per la gioia di milioni di tifosi in tutto il Mondo. Il conto alla rovescia per una festa indimenticabile è già iniziato ed è la terza volta che accade. Nelle prime due pesante fu la mano de Dios, ma soprattutto il piede per cucire il triangolo tricolore sulle maglie azzurre. Maradona fu il protagonista assoluto di una fase storica indimenticabile, conclusa in gloria sul campo ma un po’ meno fuori. Resta il Mito: tutto a Napoli anche in queste ore riconduce a Diego: dal nome dello stadio, ai murales (non solo quelli dei Quartieri Spagnoli) sparsi qua e là per le vie del centro, dalla Sanità a Scampia.

E’ il simbolo della riscossa del Sud sul Nord secondo i meridionalisti; più semplicemente, senza perdersi in analisi sociologiche forse un po’ superate dai tempi, è l’affermazione di una squadra fenomenale sul resto della Serie A.

Non c’è IL Solista, cioè Diego, come l’ultima volta. Per chi non ricordasse, la prima riserva di Maradona era un tal Gianfranco Zola, arrivato proprio quell’anno dalla Torres. Quello del 1990 era lo scudetto della monetina di Bergamo, del massaggiatore Salvatore Carmando, salernitano di origine, che disse ad Alemao, il giocatore colpito, di stare a terra per aumentare le possibilità di un successo a tavolino che avrebbe permesso alla squadra di Bigon di avere la meglio nel braccio di ferro con il Milan.

Oggi non ci sarà il trio Maradona-Giordano-Careca davanti, ma l’organico propone dei giocatori di livello assoluto come Kvara, Osimhen, Di Lorenzo, Lobotka, Kim, Meret. Come in tutte le feste che vedono coinvolti gli azzurri, non poteva mancare la polemica. 

Il livello non è lo stesso del caos scatenato dalla monetina che colpì Alemao, che sfavorì i rossoneri di Sacchi nel testa a testa per il tricolore.

La sorte ha voluto che la sfida, forse decisiva, fosse il derby con la Salernitana. Le autorità, a cominciare dal prefetto, hanno chiesto che la partita venisse posticipata di un giorno, cioè a domenica, quando si gioca anche Inter-Lazio. In sostanza, se i biancocelesti non dovessero vincere e gli azzurri dovessero conquistare i 3 tre punti, lo scudetto tornerebbe sotto il Vesuvio dopo 33 anni. L’Osservatorio ha dato l’ok per domenica 30 alle 15 e la successiva sfida, quella alla Dacia Arena con l’Udinese, slitterà da martedì a giovedì. Il governatore Vincenzo De Luca ha lanciato un appello ai tifosi: «Credo sia doveroso da parte mia fare un appello caloroso alla responsabilità. E' chiaro che la vittoria di un campionato è un evento straordinario, che inorgoglisce tutti quanti noi, che vogliamo e dobbiamo vivere con grande allegria. Dev'essere una grandissima festa. Se ci sarà senso di responsabilità sarà una grande festa, altrimenti può essere un grande problema. Ripeto l'appello che ho rivolto soprattutto ai ragazzi dei quartieri: grande allegria, grande festa, ma grande responsabilità. Soprattutto cerchiamo di non fare corse con i motorini sfrecciando in mezzo alla gente perché avremo migliaia di persone in piazza, nelle strade, avremo famiglie, anziani, bambini, quindi davvero un appello caloroso perché ci sia grande senso di responsabilità. Se sarà così vivremo giornate indimenticabili di festa per tutti quanti noi».

Da più parti, inoltre, viene chiesto ai tifosi partenopei di evitare i festeggiamenti in città che non siano Napoli. Una preghiera in tal senso è arrivata da Salerno. E nelle ultime ore anche a Varese, piazza che manca da parecchio dal calcio che conta, le frange più estreme della tifoseria locale hanno opposto il non expedit a sfilate e sbandieramenti partenopei in città. 

C’è poi la questione della tifoseria al Maradona. Se non fosse stato per la mano tesa da De Laurentiis ai supporter prima dei quarti di finale di Champions contro il Milan, sarebbe proseguito lo sciopero del tifo contro le politiche gestionali della società. Sotto questo aspetto, i tempi sembrano essere ben lontani da quando, sotto la regia di Gennaro Montuori, conosciuto nell’ambiente delle tifoserie come Palummella, il vecchio San Paolo si trasformava in una bolgia infernale per qualsiasi avversario. 

Di sicuro, nonostante paure e raccomandazioni di buonsenso e sobrietà, sarà una grande festa. Meritata dagli azzurri, attesa e voluta da una città cui non manca di certo la magia.

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