Nell’allevamento del “mugil cephalus”, il muggine da bottarga, il Centro marino internazionale di Torregrande fa scuola. E, con le tecniche sull’acquacoltura del cefalo, diventa braccio destro della Fao in un importante progetto. L’organizzazione delle Nazioni Unite ha deciso di affidare all’Imc la redazione del “manuale tecnico della specie” che «raccoglie protocolli e metodi sviluppati nei laboratori Imc, dalle tecniche di riproduzione alla fase larvale e di crescita» spiega Dario Vallainc, primo ricercato del Centro oristanese.

Lo scambio

Nell’ambito del programma Fao MedSudMed (finanziato dal ministero delle Politiche agricole), l’organizzazione internazionale ha scelto Torregrande come sede di workshop di formazione. «Proprio in questi giorni, nei laboratori Imc un gruppo di ricercatori tunisini dell’Institut national des sciences et technologies sta partecipando a un programma sull’applicazione delle tecniche di acquacoltura del muggine» spiega Stefano Carboni, dirigente area ricerca di acquacoltura sostenibile. Gli studiosi ospiti possono seguire da vicino tutte le fasi operative, dalla riproduzione controllata degli individui selvatici alla gestione dell’allevamento larvale. «Siamo qui per condividere le conoscenze su queste tecniche particolari – commenta Naceur Mohamed Dhraief – è molto interessante questa collaborazione con il team sardo».

I ricercatori impegnati nei laboratori del Centro marino di Torregrande (foto concessa)
I ricercatori impegnati nei laboratori del Centro marino di Torregrande (foto concessa)

I ricercatori nei labpratori del Centro marino di Torregrande (foto concessa)

Da dieci giorni i ricercatori fra vasconi e interventi sul campo sono diventati protagonisti di uno scambio culturale. E sono tutti molto entusiasti per questa occasione di cooperazione scientifica come confermano Mohamed Salah e Leila Guerdelly. «Abbiamo avuto modo di apprendere tecniche sulla cattura, abbiamo seguito il trasferimento delle uova da Porto Pino all’Imc – osserva la ricercatrice – e stiamo monitorando ogni giorno le uova e le larve».

L’iniziativa si affianca al più ampio disegno della Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo e della Fao per la promozione di una rete di centri dimostrativi dedicati all’acquacoltura rigenerativa. «Si tratta di una nuova frontiera della produzione marina che combina obiettivi economici e ambientali – spiega Carboni – Mentre l’acquacoltura tradizionale punta alla produzione alimentare, quella rigenerativa cerca di migliorare la salute degli ecosistemi». Un sistema che favorisce la biodiversità, stabilizza i fondali e contribuisce a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. «Specie come ostriche, cozze, alghe e alcune varietà di pesci erbivori diventano così veri e propri alleati ecologici, capaci di “riparare” l’ambiente marino mentre generano valore economico» conclude.

In questa direzione si inserisce anche il nuovo Centro Mediterraneo di Acquacoltura Restaurativa inaugurato a La Ràpita, in Catalogna, promosso dalla Fao/Gfcm in collaborazione con l’IRTA (Institut de Recerca i Tecnologia Agroalimentàries). Il centro catalano rappresenta il primo polo internazionale dedicato all’acquacoltura rigenerativa per il Mediterraneo e il Mar Nero, con l’obiettivo di creare sinergie tra scienza, innovazione e imprese del settore.

I laboratori dell'Imc di Torregrande (foto concessa)
I laboratori dell'Imc di Torregrande (foto concessa)

I laboratori dell'Imc di Torregrande (foto concessa)

Proprio presso l’IRTA, si è tenuto di recente il workshop internazionale “Training techniques for Supporting Restorative Aquaculture practices”, patrocinato dalla Gfcm – Fao, che ha riunito ricercatori e operatori del settore da Tunisia, Egitto, Italia e Spagna. Tra i relatori era presente anche l’Imc, rappresentato dal ricercatore Dario Vallainc, che ha presentato i risultati ottenuti dal Centro marino nel campo dell’acquacoltura del cefalo con l’intervento “Practical guide to flathead grey mullet aquaculture: from reproduction to larval culture and grow-out”. L’incontro è stata un’importante occasione di confronto su pratiche, sfide ed esperienze nel settore, confermando il ruolo dell’Imc come punto di riferimento scientifico e operativo nel Mediterraneo per la promozione di un’acquacoltura sostenibile e rigenerativa.

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