Se ne va l’ora legale, torna quella solare. Nella notte tra sabato 25 e domenica 26 ottobre, alle 3 del mattino, le lancette dell’orologio dovranno essere spostate indietro di un’ora. Obiettivo: sfruttare meglio le ore di luce naturale la mattina, riducendo così la necessità di illuminazione artificiale e favorendo il risparmio energetico. Questo cambiamento, che dunque il prossimo weekend ci regalerà un’ora in più di sonno, apre però anche il solito dibattito: ha ancora senso oggi continuare ad avere il doppio orario, legale-solare? E davvero comporta un risparmio? E per la salute, invece?

Non è una novità: uno degli aspetti più discussi legati al cambio orario riguarda gli effetti sul nostro organismo. Il passaggio dall'ora legale all’ora solare, infatti, può influire sul ritmo circadiano che regola il ciclo sonno-veglia. Questo piccolo “jet lag” può causare stanchezza, difficoltà nel dormire nei giorni successivi al cambio. Non solo. Il ritorno all’ora solare coincide con un cambiamento significativo nella percezione della luce durante la giornata: il buio, infatti, arriverà prima nel pomeriggio, e questo può influenzare l’umore (e la produttività) delle persone.

Negli ultimi anni in Europa il cambio orario è stato al centro di dibattiti accesi. L’Unione europea ha proposto l'abolizione del sistema di cambio orario stagionale, lasciando però la possibilità ad ogni Paese di scegliere se mantenere o meno l’ora legale. L’iniziativa aveva raccolto un’enorme partecipazione popolare: più di 4 milioni di cittadini europei avevano espresso il loro parere, in stragrande maggioranza favorevoli all’abolizione. Tuttavia, il processo si è arenato: gli Stati membri non hanno trovato un accordo comune, poi è arrivato il Covid, e così tutto è rimasto com’era. I Paesi del Nord Europa preferirebbero l’ora solare permanente, giustificando questa scelta con la loro limitata esposizione alla luce invernale; i Paesi del Mediterraneo, invece, spingono (giustamente) per conservare l’ora legale.

In Italia, dove l’ora legale è stata introdotta per la prima volta nel maggio 1916, poi sospesa più volte durante il secolo e infine reintrodotta definitivamente nel 1966, il governo ha scelto di mantenere il sistema attuale. Nella scelta italiana gioca un ruolo importante il fattore economico: l’ora legale permette di accendere le luci un’ora dopo. Il che significa un risparmio di consumi. Eppure il sistema nessuno lo vuole cambiare. Perché? Altrove le cose vanno diversamente. La Turchia, per esempio, nel 2016 ha deciso di restare per sempre all’ora legale. In Sudamerica, il Brasile, invece ha fatto marcia indietro, rinunciando all’ora legale dopo anni di utilizzo. Anche negli Stati Uniti il dibattito è aperto: alcuni Paesi non la adottano, mentre altri hanno avviato iter per abolirla.

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