Non è passato tantissimo tempo: era il 16 dicembre del 2019, poco meno di quattro anni fa. Il Cagliari, che fino a quel momento veleggiava tra la zona Champions e la zona Uefa, era opposto alla Lazio, in una Domus strapiena. E sembrava andare tutto bene. In vantaggio dopo otto minuti con il Cholito Simeone, i rossoblù sbagliano un paio di occasioni per raddoppiare (una clamorosa con lo stesso argentino) e, nel finale, subiscono le scorribande della Lazio, all’epoca allenata da Simone Inzaghi. La difesa sembra reggere, ma i nove minuti di recupero decisi dall’arbitro Maresca sono un presagio nefasto agli occhi del pubblico rossoblù. E, infatti, puntuale, arriva il pareggio al 93’ di Luis Alberto. Il Cagliari è sulle gambe e ci pensa Caicedo, quando il cronometro segna il 98’, a spegnere sul più bello i sogni di gloria. Per la Lazio è l’ottavo successo di fila, per il Cagliari l’inizio di una maledizione che portò, prima dell’esplosione della pandemia, in appena due mesi, a una serie interminabile di sconfitte. Una situazione che costò cara all’allenatore, Rolando Maran, su cui – nel periodo d’oro di quell’annata – erano fitte le voci di un possibile passaggio alla Lazio nella stagione successiva: fu esonerato. Quella maledizione ha seguito Maran a Genova, sponda rossoblù genoana (esonerato) e, dopo una lunga pausa senza panchina, a Pisa, dove la società richiamò D’Angelo nel breve arco di un paio di partite.

Maran non ha mai nascosto che quel 16 dicembre 2019 ha segnato la sua carriera, dopo i fasti di Varese, Catania, Chievo Verona, di cui fu bandiera e capitano ance in campo quando la Serie A, per la seconda squadra scaligera, era ancora un miraggio. Ora ci ritenta, ripartendo dalla Serie B e da una piazza storica come Brescia. La Sardegna in qualche modo c’entra sempre, se è vero che a chiamarlo è stato il presidente Massimo e Cellino, storico patron del Cagliari prima dell’inizio dell’era Giulini.

Rolando Maran è stato presentato a Torbole Casaglia a metà novembre. E ha ricordato la sua precedente esperienza con le Rondinelle, quando fu esonerato ma con la squadra lanciatissima: «Mi aspettavo di tornare a Brescia. Ho apprezzato che il presidente Cellino e Castagnini abbiano notato la grande voglia che avevo di tornare qui dove, nel 2005-2006, avevo iniziato qualcosa di importante. Sappiamo tutti come è andata a finire, ma fa parte del nostro lavoro. Alla piazza delle Rondinelle sono sempre rimasto affezionato e sento, già in questi primi giorni, che è un affetto ricambiato. E ho rifiutato altre proposte perché volevo guidare questa squadra», ha detto l’ex tecnico del Cagliari durante la conferenza di presentazione. «Oggi è diverso da 17 anni fa. Varcando il cancello di Torbole Casaglia ho rivissuto certe emozioni. Quella del 2005-2006 fu un’esperienza bellissima, al di là di come andò a finire. E sono emozionato nel pensare di essere tornato. Ho trovato una squadra di soldati, che si impegna allo spasimo. Non dobbiamo avere paura, ma c’è da lavorare sulla testa, sulle gambe, sulla consapevolezza. Dovremo giocare con sfacciataggine e un pizzico di follia». Sugli obiettivi, Maran si è mostrato realista: «Prima di tutto dobbiamo allontanarci dalla zona calda della classifica, poi si vedrà».

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