Il Lanusei è una realtà consolidata della Serie D, l’Idolo ha conquistato il palcoscenico dell’Eccellenza, il Tortolì cerca di risalire agli antichi fasti disputando un bel campionato di Promozione. Il calcio ogliastrino è fatto di belle realtà ma nello stesso tempo soffre tanti problemi. Complici le difficoltà finanziarie e soprattutto l’impoverimento dei vivai. Nascono pochi bambini, quelli che vogliono e sanno giocare a pallone sono sempre di meno.

Martino Pisano, allenatore (foto concessa)
Martino Pisano, allenatore (foto concessa)
Martino Pisano, allenatore (foto concessa)

“Il calcio ogliastrino sta male”: il giudizio di Martino Pisano, 45 anni, un passato da esterno sinistro dello Jerzu, ora allenatore con esperienze nel suo paese, a Bari Sardo e fino allo scorso novembre a Tertenia, è impietoso. ”Il motivo è chiaro – dice - e molte responsabilità sono della Federazione. Lo scorso anno hanno fatto partire i campionati per incassare le iscrizioni e, nonostante si sia arrivati al blocco, non hanno restituito i soldi. Quest’anno hanno inventato un escamotage, aumentando il numero di squadre nelle categorie superiori per incassare più soldi. L’esempio? Hanno composto tre giorni di Promozione da quattordici squadre. La conseguenza sotto il profilo tecnico è stata un abbassamento complessivo della qualità e del livello tecnico dei tornei. Basti pensare che ogni domenica esistono partite che finiscono con risultati tennistici o giù di lì”.

La speranza, per Pisano, restano i settori giovanili “dove qualcosa di buono si vede. Diverse società si sono rese conto che sta diventando insostenibile l’ingaggio dei giocatori, quindi sembra si stia riscoprendo la cura dei vivai”. La strategia per rilanciare il movimento calcistico? “Ridistribuire passione, partendo dal basso, e non soldi”, conclude l’ex allenatore del Tertenia.

Mario masia, allenatore dell'Idolo (archivio L'Unione Sarda)
Mario masia, allenatore dell'Idolo (archivio L'Unione Sarda)
Mario masia, allenatore dell'Idolo (archivio L'Unione Sarda)

I giocatori però sono pochi, e pochissimi quelli di talento. Nessuno, per ora, sembra in grado di calcare le orme di Mario Masia, 36 anni, una carriera da calciatore fra Nuorese (due campionati professionistici), Olbia (fascia da capitano con l’attuale tecnico del Lanusei Oberdan Biagioni in panchina), Tortolì e Lanusei, oggi allenatore dell’Idolo Arzana. “Il problema più grande è che sono pochi i talenti ogliastrini”, osserva Masia, “i settori giovanili sono carenti, anche i fuori quota li devi cercare oltre confine. Noi dell’Idolo per fortuna rappresentiamo un’eccezione. Possiamo schierare giovani della zona ma abbiamo fatto fatica a trovarli. Il livello non è eccelso, il tasso tecnico è salito soltanto grazie ai sudamericani e agli stranieri in genere. Pochi i bambini. Diverse squadre per poter disputare un campionato allievi chiamano ragazzi dai paesi vicini”. E anche a livello di prima squadra non esistono grandi stelle. È significativo che il nostro Marco Nieddu a 42 anni faccia ancora la differenza. E vada in doppia cifra quanto a gol segnati in una stagione. Prendete un altro Over 40 come Gianluca Siazzu. A Torpè, in Prima categoria, fa ancora valanghe di gol”.

Alberto Piras, 40 anni, di Bari Sardo, vive in un’isola felice. Allena da tre anni il Tortolì che sta disputando un bel campionato di Promozione, ha a disposizione una rosa ampia: 24 calciatori di cui 20 ogliastrini.

Alberto Piras, allenatore del Tortolì (archivio L'Unione Sarda)
Alberto Piras, allenatore del Tortolì (archivio L'Unione Sarda)
Alberto Piras, allenatore del Tortolì (archivio L'Unione Sarda)

“Anche il settore giovanile – dice – funziona bene, riusciamo a giocare tutti i campionati. Il tutto anche grazie a una dirigenza giovane ed entusiasta”. Tortolì, oltre diecimila abitanti, non ha problemi nel tesserare ragazzi. “Riconosco – continua Piras – che in paesi più piccoli invece sia maledettamente difficile praticare l’attività giovanile, visto che i piccoli atleti sono pochi”.

Roberto Ibba, uno dei dirigenti più celebri del calcio sardo, da due anni si è messo in testa di far tornare il Bari Sardo agli antichi splendori. E ha costruito una squadra con giocatori di categoria superiore che sta dominando il girone C della Prima categoria. A guidarli in panchina Alberto Cavasin, ex allenatore di Lecce e Samp, che ha deciso di rimettersi in gioco proprio ripartendo dei dilettanti.

Roberto Ibba, presidente del Barisardo (foto Tronci/L'Unione Sarda)
Roberto Ibba, presidente del Barisardo (foto Tronci/L'Unione Sarda)
Roberto Ibba, presidente del Barisardo (foto Tronci/L'Unione Sarda)

“Per quanto riguarda il calcio ogliastrino – osserva Ibba - direi che, nonostante tutto quello che è successo in questi ultimi due anni, si sta seppur a fatica continuando nel trend positivo: Lanusei in D, Idolo in Eccellenza, Tortolì in Promozione, 7 squadre in Prima categoria e un bel po' in Seconda categoria. Lo stesso non si può dire, secondo il mio modesto parere, dei settori giovanili esclusa qualche eccezione. Purtroppo in questi due anni di stop i giovani si sono praticamente staccati dal calcio, hanno cambiato le loro abitudini, soprattutto in Ogliastra preferiscono ora stare chiusi nei bar, nei circoli, si riuniscono magari in casa e si mettono a giocare alla playstation. Insomma la pandemia ha cambiato nei giovani, non in tutti per fortuna, ambizioni e interessi, allontanando molti ragazzi dal calcio”. Un modo per invertire la tendenza, secondo Ibba, c’è. “Ci vorrebbe ora un'azione di ricoinvolgimento dei giovani, far sì che ritrovino l'entusiasmo e la passione per il calcio e lo sport in genere. Non saprei ora come si potrebbe fare, ma questo dev’essere l'impegno che come società siamo tenute ad assumerci e portare avanti nei prossimi mesi e anni”.

Da un presidente all’altro, il pensiero sulle difficoltà del settore giovanile non cambia.  Luciano Loddo, prima carica dirigenziale del Tertenia, ex sindaco del paese, lamenta difficoltà.

Luciano Loddo, presidente del Tertenia (Loi/L'Unione sarda)
Luciano Loddo, presidente del Tertenia (Loi/L'Unione sarda)
Luciano Loddo, presidente del Tertenia (Loi/L'Unione sarda)

“Fino alla categoria giovanissimi va tutto bene, ma i ragazzi per le squadre allievi e juniores non si trovano perché molti non vogliono giocare a calcio, preferiscono altri divertimenti. Noi a Tertenia per fortuna non soffriamo il calo delle nascite, ma in altri paesi dove i ragazzi sono pochi non si riesce a mettere insieme una squadra”. A ciò si aggiunga “il problema di trovare contributi, da parte delle imprese locali. La contingenza economica non aiuta”. Il Comune, per fortuna sta dando una mano. “Ha completato l’impianto di Is Arranas – riconosce Loddo - diventato una bella struttura sportiva. Restano le difficoltà che derivano soprattutto da due anni di fermo causa pandemia”. Un flagello che ha spento tanti sogni. Anche nel pallone.

© Riproduzione riservata