È una tassa che paghiamo tutti, più o meno inconsapevolmente. La corruzione azzanna le regole della convivenza civile, impoverisce i bilanci di Stati e aziende e falsa le regole di mercato. Un tema così sentito da dar vita – il 9 dicembre – alla Giornata mondiale contro la corruzione.

Onu

Scrive l’Organizzazione della Nazioni Unite nell’ultimo rapporto: «È un fenomeno sociale, politico ed economico che colpisce tutti i Paesi, minando le istituzioni e lo stato di diritto, distorcendo i mercati e i processi elettorali. In definitiva, questo fenomeno priva i cittadini di diritti fondamentali e rallenta lo sviluppo economico. La corruzione crea un circolo vizioso che impoverisce sempre più i Paesi dove il problema è endemico». Nel documento si elencano le conseguenze nefaste: «Gli investimenti stranieri leciti vengono scoraggiati e le piccole imprese nazionali non riescono a superare l’ostacolo dei cosiddetti “costi di avviamento”. In molte nazioni la credibilità e la fiducia dei cittadini nel governo viene minata principalmente dalla corruzione, che alimenta anche forme di estremismo e divisioni sociali». L’unica arma globale per combatterla è la Convenzione delle Nazioni Unite contro la Corruzione (United nations convention against corruption) che «mira a promuovere un approccio globale e multisettoriale per prevenire e combattere il fenomeno. Questo anche in considerazione della sua dimensione transnazionale. La Convenzione, entrata in vigore nel dicembre 2005, è uno degli strumenti più innovativi ed è il primo strumento giuridico vincolante nella lotta contro la corruzione che crea una piattaforma comune che rafforza la collaborazione tra la polizia e la magistratura per l’arresto e l’estradizione dei colpevoli». Prevede anche alcuni strumenti per recuperare i patrimoni creati utilizzando la corruzione. 

La ministra della giustizia\u00A0Marta Cartabia (foto Ansa)
La ministra della giustizia\u00A0Marta Cartabia (foto Ansa)
La ministra della giustizia Marta Cartabia (foto Ansa)

Il piano del G20

A giugno, a New York, la ministra Marta Cartabia, in concomitanza con l’avvio del semestre italiano di presidenza del G20, ha fatto l’annuncio tanto atteso: «Sarà adottato un piano d’azione anticorruzione del G20 per gli anni dal 2022 al 2024». Per intuire le gigantesche dimensioni del fenomeno che colpisce (anche) le imprese basta ricordare che la convocazione del summit negli Stati Uniti era stato chiesto all’Onu dalla Camera di Commercio internazionale che rappresenta 45 milioni di aziende nel mondo, e da altre 50 organizzazioni della società civile. Davanti a quella platea planetaria, la ministra Cartabia ha aggiunto: «È un grave ostacolo allo sviluppo della prosperità e della sicurezza dei nostri Paesi e delle nostre comunità».

L’Italia perde una posizione 

L’ultimo dato sull’indice di percezione della corruzione inserisce l’Italia al 52esimo posto su 180 Paesi: pur mantenendo lo stesso punteggio dell’anno precedente perde una posizione in graduatoria: «Rallenta il trend positivo che aveva visto l’Italia guadagnare 11 punti dal 2012 al 2019, pur confermandola al ventesimo posto tra i 27 Paesi dell’Unione Europea. Danimarca e Nuova Zelanda continuano ad attestarsi tra i Paesi più virtuosi, con un punteggio di 88. In fondo alla classifica, Siria, Somalia e Sud Sudan, con un punteggio, rispettivamente, di 14, 12 e 12». L’argomento è stato affrontato anche dalla Commissione europea nella pagella per l’Italia sullo stato di diritto: «Durante la pandemia da Covid 19 è aumentato in modo significativo il rischio di corruzione in Italia, soprattutto di crimini legati alla corruzione, volti a penetrare più in profondità l’economia in Italia». Molti sforzi sono «ostacolati dai tempi eccessivi dei processi penali», soprattutto in appello.

Stati Uniti

Lunedì scorso l’amministrazione Biden ha lanciato il suo primo piano per combattere la corruzione negli Usa e a livello globale, «aumentando l'assistenza ai governi stranieri per aumentare la trasparenza finanziaria e introducendo nuove regole sugli acquisti immobiliari negli Stati Uniti per impedire il riciclaggio». La corruzione, ha sottolineato il presidente, è un «cancro che mina la fiducia dell’opinione pubblica, aggrava le ineguaglianze politiche ed economiche e degrada il clima per affari e investimenti». In soldoni «costa tra il 2 e il 5 per cento» del pil mondiale.

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