Cagliari-Napoli non è una sfida qualsiasi. Attorno allo spettacolo sportivo si è sempre miscelato un sentimento di rispetto e simpatia, mai espresso perché sovrastato dall’inimicizia e dall’odio. Le vicende del pre-partita della sfida di lunedì 21 febbraio, con gli ultrà partenopei che hanno raggiunto lo stadio a piedi dalla stazione del capoluogo sardo, forse per cercare lo scontro con i “nemici” rossoblù, ma scortati come non mai dalle forze dell’ordine dopo aver rifiutato di salire sui bus riservati, sono la prova provata della tensione tra le due fazioni. Tra l’altro, sulla “sfilata” dei tifosi azzurri con tanto di cordone di protezione è stata presentata un’interrogazione parlamentare. Resta il fatto che gli scontri e le cariche della polizia nel dopo partita, cui sono seguiti arresti e denunce, sono l’aspetto più estremo di una rivalità ormai antica.  La storia di questa sfida spesso fa i conti con gli umori del momento, perché – sia chiaro – non è mai solo una partita di pallone. Lo dimostra il sold out che si è registrato al botteghino. Un cliché, per quella che con gli anni è diventata una classica del calcio italiano: il pienone del 1987 al Sant’Elia per la semifinale di Coppa Italia, con Maradona in campo, gli azzurri quasi scudettati e i rossoblù prossimi alla retrocessione in Serie C, salvò il Cagliari dal fallimento. Vinse il Napoli per 1-0, con un lampo del Pibe de Oro.

Il gemellaggio e la rottura. Quel giorno le due tifoserie si legarono in un gemellaggio che, nel 1993, crollò dopo l’ombrello di Fonseca all’indirizzo della Curva Nord e si frantumò definitivamente a causa dell’accoglienza non proprio amichevole dei partenopei in occasione dello spareggio salvezza tra Cagliari e Piacenza a Fuorigrotta nel 1997. A Cagliari, prima al Sant’Elia e poi alla Domus, in tempi recenti ha fatto incetta di vittorie soprattutto il Napoli: due 5-0 consecutivi, nel 2016-17 e nel 2017-18, per la squadra all’epoca di Sarri, vittorie pesanti come lo 0-3 del 2015 e l’1-4, anche se con Gattuso alla guida, della scorsa stagione. Il Cagliari non vince questo match in casa da 13 anni e, fino al 21 febbraio, non lo pareggiava da 9, cioè dall’1-1 (anche quella volta) del 2013.

Ma la rimonta del 2008 con le reti di Matri e Conti, che diedero il via alla riscossa del Cagliari di Ballardini, è impressa nella mente dei tifosi. Ed è da ricordare anche il 2-0 (reti di Matri e Lazzari) del 2009, l’ultimo successo rossoblù, quando Allegri cercava di affermarsi come allenatore in Sardegna. Nei pensieri dei più anziani c’è anche l’1-0 firmato da Francescoli nell’anno della qualificazione Uefa, ma anche l’1-0 per i partenopei con gol di Pecchia che, di fatto, arrestò definitivamente le ambizioni europee del Cagliari di Tabarez. Era il 1995. Non sempre in questi match si sono registrate intemperanze, ma la tensione tra le due tifoserie è sempre stata alle stelle. 

Un po’ di dati. Cagliari-Napoli, comunque, sul terreno di gioco è sempre stata una bella battaglia sportiva. Il primo incrocio in A è relativamente recente: stagione 1965-66 con la squadra di Sivori e Altafini che si impone 2-0 all’Amsicora. La prima vittoria rossoblù contro gli azzurri in casa è datata stagione 1969-70, quella dello scudetto: 2-0, gol di Riva e Gori. Concludendo, su 36 partite giocate nell’Isola, sono stati 9 i successi del Cagliari, 11 quelli del Napoli e 16 i pareggi. Di sicuro, hanno sempre perso i protagonisti del tifo violento. In fondo una minoranza che, però, cercando lo scontro a tutti i costi, rischia di far scolorire la festa generata dal gioco più bello del mondo.  

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