Il diritto dei sardi alla salute: passa da qui il rischio di scontro tra Todde e alleati
Dopo i Progressisti, anche il Pd chiede alla Giunta un cambio di rotta nella gestione dell’assistenza medica e ospedaliera in Sardegna. I dem hanno definito una proposta di riformaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Finora si è registrata solo qualche scaramuccia. E proprio sulla sanità. Ma d’ora in avanti, a dieci mesi dalle Regionali di febbraio, il Campo largo rischia di dividersi sul diritto dei sardi alla salute. I segnali ci sono, sebbene i toni in maggioranza siano volutamente pacifici. Di più: i partiti stanno tutti bene attenti a non accendere piccoli e grandi fuochi.
I segnali dei possibili attriti, si diceva. Sì, dopo i Progressisti, che dall’inizio della legislatura chiedono misure straordinarie per provare a frenare la crisi profonda dell’assistenza medica e ospedaliera, adesso anche il Pd ha deciso di mettere la sanità in cima all’agenda politica.
I dem, che stanno subendo senza colpo ferire lo strapotere comunicativo dei Cinque Stelle, hanno finalmente convocato la Direzione regionale del partito. Obiettivo: confrontarsi sul da farsi. Armando Bartolazzi, l’oncologo romano catapultato in Sardegna da Giuseppe Conte, finora non è riuscito ad appassionare nessuno dentro gli ospedali. E nemmeno a convincerli sulla bontà delle proprie azioni. Che, a sentire medici, infermieri e oss, non si avvertono. Percezione identica fuori dai reparti, con i sindacati delle categorie sanitarie infastiditi dal dover continuare a ripetere l’elenco delle stesse emergenze. A cui non viene data risposta.
Fatto sta che giovedì a Oristano, dove i dem si sono dati appuntamento, qualche reazione anti-Bartolazzi è venuta fuori. Ma non contro la persona, quanto sul lavoro sinora svolto. Ovviamente, il primo partito della coalizione si può permettere tutto. Alle urne delle Regionali ha quasi doppiato il partito di Todde (13,8 per il Pd contro il 7,8 dei Cinque Stelle). Ragion per cui dentro il Campo largo ha un peso politico che dà diritto a suggerire una linea, per convertirla in strada maestra. I democratici hanno lasciato Oristano mettendo sul tavolo una proposta: due macro Asl, a Cagliari e Sassari. Nel capoluogo l’Azienda sanitaria numero 8 verrebbe accorpata a Brotzu e Aou; nel nord-ovest stesso schema con la Asl 1, le Cliniche universitarie e il Santissima Annunziata. Olbia, Nuoro e Lanusei formerebbero una delle due aree vaste ipotizzate; l’altra metterebbe insieme Oristano, Sulcis e Medio Campidano.
Nel Pd si sono affrettati a dire che non si tratta di una contro-riforma rispetto anche al ddl della Giunta, stoppato dagli alleati. Il testo varato dalla presidente e dagli assessori risale all’estate, ma non ha mai incontrato i favori della coalizione. Il riassetto finito nel cassetto – e lì destinato a rimanere – prevede di lasciare invariato lo schema delle otto Asl territoriali più le due Aziende ospedaliero-universitarie, l’Arnas Brotzu, l’Areus delle emergenze e l’Ares, di fatto la Asl unica del centrodestra. Todde e Bartolazzi hanno preventivato di potenziare proprio l’Ares che oggi funge soprattutto da centrale unica di acquisto. Ma i maggiori poteri dell’Azienda regionale della salute non sono la strada che vogliono nel Campo largo, ad accezione del M5S.
Quindi ecco la mossa del Pd: condividere con gli alleati una leggina di riforma per mandare a casa le terne dirigenziali delle Asl, quelle ereditate dalla Giunta di Christian Solinas. Di certo, per i Progressisti e per Sinistra futura non si deve salvare nessuno tra i manager in carica. Anche se, per simpatia, si dice, qualche direttore dell’era centrodestra è gradito nei Cinque Stelle, a cominciare dal ds del Brotzu, Raimondo Pinna. Una linea, quella dell’azzeramento delle cariche, che ha convinto pure il Pd. Per Todde, sulla sanità, sta arrivando di fatto un ultimatum.
Resta da capire cosa diranno i Cinque Stelle. Todde l’ha ripetuto anche in campagna elettorale: la governatrice non ha intenzione di smontare e montare infinite volte l’organizzazione delle Asl. Ma il Pd ha capito che senza questo “giochino” il Campo largo non può procedere con lo spoils system e nominare propri manager alla guida delle Aziende sanitarie. Il punto del confronto è questo. Solo questo.