Carceri sovraffollate e in difficoltà permanente tra un numero sempre maggiore di detenuti di alta sicurezza e un numero sempre minore di agenti di polizia penitenziaria e personale. Lo spaccato delle carceri italiane preoccupa, ancora di più la situazione in Sardegna dove in alcune strutture la situazione rischia di diventare esplosiva. Oltre ai numeri, crescono anche i problemi tre le proteste degli ergastolani e le difficoltà dei detenuti “comuni” che talvolta hanno epiloghi tragici (un mese fa nel carcere di Oristano-Massama si è registrato un suicidio in cella). “Una sconfitta dello Stato e di tutti” è stata la voce condivisa e adesso si riapre il dibattito.

Il quadro

I dati della sezione statistica dell'ufficio del Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria raccontano che ad agosto c’è stato un aumento dei detenuti appartenenti alla criminalità organizzata, ristretti nei circuiti dell'Alta sicurezza. L'incremento maggiore si è verificato nel carcere di Tempio Pausania dove in un mese i detenuti sono passati da 153 a 171 per 170 posti. Nella casa di reclusione Oristano-Massama è stato addirittura superato il numero regolamentare dei posti disponibili. “Complessivamente le persone private della libertà nelle strutture detentive sono passate in un mese da 1925 a 1961 - ha commentato Maria Grazia Caligaris dell'associazione Socialismo Diritti Riforme - Situazione non meno impegnativa a Badu 'e Carros dove sono reclusi, in regime di alta sicurezza alcuni esponenti jihadisti e fondamentalisti islamici. Non si può dimenticare la struttura di Sassari-Bancali dove è ristretta una novantina di detenuti al 41bis in un apposito padiglione. Detenuti altrettanto "importanti", circa una trentina, sono anche a Cagliari-Uta”.

Diversa la situazione delle colonie penali che invece sono quasi vuote. Le tre Case circondariali all'aperto dispongono complessivamente di 613 posti ma ne risulta occupato appena un terzo.

Interno del carcere di Massama (foto archivio L'Unione Sarda)
Interno del carcere di Massama (foto archivio L'Unione Sarda)
Interno del carcere di Massama (foto archivio L'Unione Sarda)

Il caso Massama

Dalla casa circondariale alle porte di Oristano nei giorni scorsi è partita una lettera indirizzata al Presidente della Repubblica e alle più alte cariche dello Stato e del Dap. Firmato da 160 detenuti (su 263), più della metà dei quali è rappresentata da ergastolani, il documento denuncia i problemi del carcere tra il sovraffollamento (le celle concepite per due persone, in realtà talvolta hanno il doppio di ospiti), condizioni strutturali precarie e carenza di personale, soprattutto degli educatori (sono soltanto tre), che non consente di fruire pienamente del diritto penitenziario. Nella lettera viene inoltre denunciata “una sanità deficitaria per la mancanza di un numero di ore sufficienti a garantire il servizio delle figure professionali più richieste come oculista, dermatologo, dentista. E ancora poche possibilità di lavoro, scuola chiusa a causa del Covid. I detenuti annunciano di essere pronti allo sciopero della fame se non si troveranno soluzioni.

Il dramma

Ed è in nella struttura oristanese che ad agosto un detenuto comune, un cinquantacinquenne originario di Cagliari, si è tolto la vita in cella. Ma è solo di alcuni giorni fa il tentativo di suicidio da parte di un altro detenuto, salvato prontamente dagli agenti. “Quanto accaduto documenta purtroppo, ancora una volta, quanto la perdita della libertà e l'assenza di risposte possano gravare su un individuo che sconta una pena. Un fallimento su cui le istituzioni devono riflettere" ha ribadito Maria Grazia Caligaris. Anche il garante dei detenuti di Oristano Paolo Mocci ha parlato di “grave sconfitta dello Stato”.

Sala controllo del carcere di Massama (foto archivio L'unione Sarda)
Sala controllo del carcere di Massama (foto archivio L'unione Sarda)
Sala controllo del carcere di Massama (foto archivio L'unione Sarda)

Accanto alle situazioni denunciate dai detenuti, ci sono le difficoltà degli agenti di polizia penitenziaria, da anni con un organico carente. Uomini che spesso si ritrovano in pochi a dover gestire ergastolani, senza scrupoli e senza nulla da perdere. Tanto che proprio nel carcere di Massama (ma anche in altre strutture) si sono registrati diversi episodi di aggressioni ad agenti da parte dei detenuti. Ma ci sono stati atteggiamenti discutibili anche verso medici e infermieri. E sono soprattutto le persone in regime di alta sicurezza a creare le maggiori difficoltà, “a pretendere e a strumentalizzare certe situazioni. Protestano per i limiti e i vincoli dovuti al Covid, ma dimenticano che a Massama hanno la possibilità di chiamare a casa complessivamente più di 20 in un mese, possono anche fare videochiamate” come sottolineano i sindacati.

Va da sé che l’intervento e la presenza delle istituzioni deve essere su più livelli, garantendo massima tutela e sicurezza a tutto il personale (dalla polizia agli educatori passando per medici e infermieri) ma anche condizioni diverse per i detenuti.

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