Lascia o raddoppia? L’avventura di Diego Godin al Cagliari sembra arrivata ai titoli di coda. E il braccio di ferro in atto tra le parti rischia di condizionare le operazioni di mercato del sodalizio rossoblù. Il Cagliari – a inizio giugno - ha comunicato che il capitano della Celeste, 35 anni, non rientra più nei piani del club. Troppo alto l’ingaggio per le politiche di ridimensionamento della spesa imposte dal patron Tommaso Giulini. Pur non mettendo in discussione la fama e le capacità del calciatore, la rottura appare inevitabile e potrebbe non essere indolore.

LA VICENDA. Pochi giorni dopo la conquista della salvezza, il diesse Stefano Capozucca, spiazzando tutti, ha ammesso durante un incontro con i giornalisti in cui ha delineato gli scenari della prossima stagione, l’impossibilità di un futuro a Cagliari per Godin: «Non possiamo più permetterci il suo ingaggio, se partisse potremmo reinvestire la somma del suo ingaggio sul mercato». In realtà non si tratta di una cifra di poco conto: quattro milioni netti. Il diretto interessato, impegnato nella Copa America con l’Uruguay, ha replicato, gelando la società: «Non ho sentito ciò che ha detto il direttore, so solo che ho un contratto per un altro anno con il Cagliari, e un terzo che ho l’opzione di accettare o meno, ma per ora la mia idea è di rimanere in Sardegna. Voglio essere competitivo fino alla Coppa del Mondo, che è il mio obiettivo principale». Il problema però è serio: la società, qualora non si arrivasse a un accordo, potrebbe costringere il giocatore a stare in tribuna per tutta la prossima stagione. Considerato che non si tratta di un professionista qualsiasi, l’ipotesi appare remota, anche se un braccio di ferro non è da escludere. Perché, nonostante le lusinghe dello Spartak Mosca, il capitano dell’Uruguay pare irremovibile nel suo proposito di restare nell’Isola.

I TIFOSI. I supporter, come accade di solito in questi casi, sono divisi. La maggioranza si schiera con il giocatore, che ha dalla sua anche il fatto di essere il genero di uno dei calciatori più amati della storia recente del Cagliari, Pepe Herrera, avendone sposato la figlia. Ma c’è anche chi ricorda che, durante il campionato, non ha dato alla difesa, tra le più battute d’Europa, la solidità che ci si aspettava dal suo innesto. Tutt’altro: la stagione di Godin, atleta e professionista esemplare, per larghi tratti del percorso non è stata all’altezza della sua fama. Ventotto presenze, una rete, ma pure qualche incertezza non preventivata e una leadership non sempre tangibile, hanno indotto il club a valutare l’ipotesi di una separazione anticipata. Per chi non conoscesse il personaggio, a Madrid, sponda Atletico, Diego, Simeone gli ha affidato per quasi due lustri le chiavi della retroguardia. In Spagna era lo Sceriffo, in Uruguay è il Faraone, appellativo che esalta una tecnica sublimata dalle imprese sportive in una carriera  vincente: nel suo palmares, due Europa League, tre Supercoppe europee, una Liga e una Supercoppa spagnola, una Coppa del Re e, con la Celeste, una Copa America. Eppure all’Inter, nella prima stagione sotto la guida di Antonio Conte, non ha inciso per quanto la tifoseria nerazzurra si aspettava. Ora, a Cagliari, è diventato il caso dell’estate.

© Riproduzione riservata