L’anno prossimo festeggerà i duecento anni dalla sua nascita. Il museo egizio di Torino è il più antico del mondo tra quelli dedicati interamente alla cultura egizia e, per la quantità di reperti, secondo solo a quello del Cairo: regala ai numerosissimi visitatori un viaggio nel passato, nonostante tratti di una storia di un altro continente. Inevitabile, per chi arriva dalla Sardegna, una considerazione: quanto l’Isola non abbia ancora saputo valorizzare al meglio la sua storia, il suo passato e una civiltà esclusiva come quella nuragica. Così per un sardo, nel passare da una sala all’altro del palazzo Collegio dei Nobili, nel cuore della vecchia Torino, le emozioni di un salto nell’antichità vanno a braccetto con il rimpianto di non aver ancora realizzato, in Sardegna, niente di nemmeno lontanamente paragonabile al museo egizio.

I numeri

Se nel 2019 le persone che hanno varcato l’ingresso in via Accademia delle Scienze sono stati 853.320 ci sarà un motivo: una lunghissima storia, l’offerta ai visitatori, la professionalità e l’organizzazione, la bellezza del palazzo. Così le diverse ore che servono per ammirare i reperti passano velocemente. Ed è uno dei musei che piace parecchio ai più piccoli: bambini e ragazzi sognano a occhi aperti di trovarsi tra piramidi, statue e mummie vedendo davanti a loro quello che si studia alle elementari e alle medie.

I reperti

Dalla sua fondazione nel 1824, il museo si è arricchito di pezzi pregiati per una collezione seconda solo a quella del museo del Cairo. E l’aperura al pubblico risale al 1832. Da quel momento il successo è cresciuto a dismisura come confermano le classifiche di TripAdvisor del 2017: primo posto tra i musei più apprezzati in Italia, nono in Europa e quattordicesimo al Mondo.

Una delle esposizioni nel museo
Una delle esposizioni nel museo
Una delle esposizioni nel museo

La presenza di persone provenienti da ogni angolo del globo, in un mese come quello di febbraio, è un’altra conferma della forte capacità attrattiva del Museo egizio.

Le meraviglie 

Uno degli impulsi maggiori, per quantità di pezzi portati a Torino, è arrivato tra il 1903 e il 1937 grazie agli scavi archeologici condotti in Egitto da Ernesto Schiaparelli (dal 1894 sovrintendente del museo) e da Giulio Farina: arrivarono così nelle sale, direttamente dalle aree battute dagli archeologi, circa 30mila reperti. L’elenco delle meraviglie è lunghissimo.

Una delle mummie esposte nel museo
Una delle mummie esposte nel museo
Una delle mummie esposte nel museo

Tra le principali attrazioni: le mummie umane (24) ma anche quelle animali meno conosciute (17); i papiri molti dei quali in perfetto stato di conservazione e ben leggibili dagli studiosi (si parla di almeno 700 parti complete e più di 16mila in frammenti); le diverse tombe (alcune ricostruite fedelmente come ritrovate negli scavi, è il caso del tempietto di Ellesiya trasferito in 66 blocchi e ricostruito in uno spazio del museo); le statue di straordinaria bellezza e valore storico.

Uno dei papiri integri
Uno dei papiri integri
Uno dei papiri integri

E la Sardegna?

La visita con guide esperte e appassionate, i percorsi a disposizione dei più piccoli con tanto di caccia ai reperti e giochi didattici, l’ordine nelle sale, la precisione nell’esposizione dei reperti, la possibilità di usufruire di spiegazioni grazie ai supporti digitali, la bellezza del palazzo completano il quadro. L’assalto finale a quanto in vendita nel negozio è il risultato, anche questo inevitabile, di una visita studiata in ogni minimo dettaglio. Perché non si riesce a riprodurre, anche in minima parte, nulla di simile in Sardegna? Perché la specificità della civiltà nuragica non viene valorizzata in modo univoco? Perché non si riesce a far viaggiare il “marchio” unico della storia sarda in tutto il Mondo? Perché non si riesce, forse banalizzando, a copiare il modello creato dal Museo egizio di Torino? Domande che in tanti si sono già posti. Senza trovare risposte. Oppure sono state date, ma tenute nascoste per pudore.

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