Il primo meccanico di Selargius oggi ha quasi 86 anni, da tempo si gode meritatamente la pensione ma qualche ora al giorno la trascorre ancora nella sua officina di via Manin: c’è un particolarissimo parco macchine da curare con immutata passione, la sua collezione di auto d’epoca.

Ignazio Melis negli anni ha recuperato e restaurato a regola d’arte autentici gioielli come una Balilla Torpedo del 1935, una Fiat 500 C Topolino del 1952, una Fulvietta 1600 HF del 1971, una Vespa con faro basso del 1950,  una moto Galletto Guzzi del 1951, una Fiat Campagnola AR 59 del 1960 e una Fiat 500 carrozzata Francis Lombardi del 1969. Ancora oggi con mani sapienti e pazienza infinita ne cura personalmente la manutenzione, attingendo da una parete dove sono conservati tutti gli attrezzi della sua officina aperta a Selargius quasi settant’anni fa, alcuni progettati e forgiati da lui stesso, come particolari chiavi o una pinza formato forbice utilissima, anzi fondamentale, per recuperare piccoli pezzi, persino viti, cadute negli anfratti più nascosti del vano motore.

«E dire – sorride Ignazio Melis – che i miei genitori volevano che facessi il falegname. E cominciai pure l’apprendistato presso un artigiano di Selargius. All’età di dodici anni venni mandato a Cagliari per una commissione di lavoro: non avevo mai visto la città. Capitai in un capannone grande dove c’era un’officina meccanica: fu una folgorazione, tornai a casa e dissi ai miei genitori che avrei voluto fare da grande il meccanico».

Fu grazie a  Mirco Flora, piemontese, cacciatore per passione e titolare di un’officina nella zona di San Benedetto a Cagliari, vicino al palazzo Vinceremo, che Ignazio Melis venne ammesso a imparare questo mestiere. «In quegli anni l’apprendistato era una autentica scuola professionale: eravamo in tanti i ragazzi che si avvicinavano ai mestieri in questo modo. Io cominciai a lavorare sulle motociclette, poi passai alle auto, che negli anni 50 cominciavano a motorizzare Cagliari ma anche Selargius».

La prima auto a circolare in quello che all’epoca era un borgo rurale dove gli abitanti erano dediti soprattutto all’agricoltura fu quella del medico di famiglia: «abitava vicino a casa nostra, rimanevo sempre affascinato da piccolo quando la vedevo partire». Ma per lo più a Selargius ci si spostava sulle due ruote: l’officina che Ignazio Melis inauguro in via Manin, in un piccolo garage  che gli fu indicato dal padre, lavorò nei primi anni soprattutto sulle moto, anche come officina autorizzata Moto Guzzi e poi la trasformazione delle Fiat 514, delle Balilla e delle Fiat 1100 in camioncino: era un modo per aiutare la ripresa economica.

«Forse fu visto come un azzardo per quei tempi aprire un’attività così particolare – dice Ignazio Melis – sicuramente avevo dalla mia parte soprattutto la passione e la voglia di lavorare. Le commesse non mi mancarono mai, il segreto era essere sempre disponibili con tutti e non guardare l’orologio o il calendario, la mia officina era sempre aperta, capitava di finire di lavorare anche alle ore 23. In quel periodo è nata una collaborazione con altri colleghi carrozzieri, il giro d‘affari è cresciuto in fretta, a quei tempi potevo guadagnare anche 5-6-7 mila lire al giorno. Incassi che mi hanno consentito di acquistare il terreno a circa 100 metri dal garage iniziale che mi aveva messo a disposizione mio padre, a costruire casa affianco all’officina, di andare avanti. Per anni ho avuto tanti ragazzi che venivano in bottega da me, soprattutto d’estate. Mi ci rivedevo in loro: anche io ho cominciato questa professione così, rubando i segreti del mestiere ai più esperti».

Ignazio Melis davanti ad alcune auto d'epoca\u00A0(foto Paolo Carta)
Ignazio Melis davanti ad alcune auto d'epoca\u00A0(foto Paolo Carta)
Ignazio Melis davanti ad alcune auto d'epoca (foto Paolo Carta)

La passione per le auto d’epoca è stata un passo quasi obbligato: chi sa mettere le mani in quei motori, in quei telai, sono sempre stati appassionati che avevano una marcia in più, animate da un sacro amore per le moto o le auto. «La Torpedo apparteneva al medico di famiglia di Selargius, è stata una delle prime auto del paese. E’ stato un restauro complicato ma alla fine il risultato ha premiato i sacrifici. Alla fine il restauro è un lavoro di ricerca e anche di gruppo: in tanti, compresi i miei due figli, mi hanno aiutato a scendere un motore o un cambio, a effettuare le ricerche su internet dei ricambi. La Fulvietta HF apparteneva a un amico di famiglia, Vincenzo Vaccaro, purtroppo scomparso prematuramente. Vincenzo, insieme a me, ai miei figli Angelo e Giorgio  e ad altri amici appassionati, fece parte del gruppo dei venti fondatori dell’Associazione Automoto d’Epoca Sardegna. La lancia Fulvia HF è un modello molto ricercato, veloce, velocissimo: l’abbiamo portata in mostra al raduno del novantesimo del marchio Lancia a Torino, ha ottenuto un grande successo».

La Fiat  500 Francis Lombardi invece sta per cambiare proprietario: «Il restauro del motore è completato, devo proseguire con la carrozzeria: l’ho promessa in regalo a mia nipote».  Perché la tradizione di famiglia nel segno delle auto d’epoca è destinata a proseguire.

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