Il primo febbraio del 2016 Il Sole24ore preconizzava la scomparsa dei bancomat: «In un futuro che sarà fatto sempre più di transazioni elettroniche e sempre meno di contante e assegni, il vecchio caro bancomat rischia di fare la fine della cabina telefonica. D’accordo che in Italia i tempi saranno più lunghi che negli Stati Uniti, ma il futuro segnato: ed è quello dei sistemi di pagamento con tecnologia “mobile” o “wearable” come Apple Pay, Android Pay o Samsung Pay (che tra l’altro faranno presto scomparire le vecchie carte di credito di plastica). Insomma il bancomat è destinato a diventare qualcosa di poco essenziale, anzi di obsoleto. Esattamente come lo sportello fisico».

Detto, fatto. Sei anni dopo i bancomat cadono uno dopo l’altro sotto la falce degli amministratori delegati delle banche. L’imperativo è ridurre gli sportelli, l’urgenza è l’unico metro di misura. 

I numeri

La situazione volge al brutto da oltre un decennio. Nel 2010 gli sportelli bancari in Italia erano 34.036. Nel 2020 solo 24.321, un calo del 30 per cento causato soprattutto dall’home banking e dalle nuova tecnologie. Nel 2021 ne sono sopravvissuti 21.650, a fine 2022 saranno ancora meno. Il rapporto della fondazione per la Sussidiarietà certifica anche il calo delle filiali bancarie: 29 ogni 100.000 abitanti adulti contro le 56 di inizio decennio. Una cifra in linea con la tendenza europea: in Finlandia gli sportelli per 100.000 abitanti sono 5, 9 in Olanda, 38 in Portogallo e 50 in Spagna.

Atm eliminati

Qualche mese fa Ing Italia è stata la prima banca a eliminare i contanti chiudendo i suoi bancomat, e anche le casse automatiche presenti nelle filiali. Il milione e trecentomila clienti che hanno la necessità di effettuare un prelievo possono farlo presso gli Atm di altre banche, secondo le condizioni economiche previste dal proprio contratto.

Il ministro

Qualche settimana fa  l’occasione è stata il dibattito su Contanti addio, il futuro digitale dei pagamenti. Il ministro dell’Innovazione tecnologica, Vittorio Colao, ha chiarito l’obiettivo del governo: «La battaglia per avere meno contanti e più cashless è una battaglia per digitalizzare il Paese e aumentare la produttività e la competitività delle piccole imprese. Siamo migliorati molto ma siamo ancora indietro e quindi c’è una grande opportunità di fare un salto in avanti. Non c’è un vantaggio nell’utilizzo del contante ma uno svantaggio». La viceministra Laura Castelli ha ribadito l’importanza della creazione di PagoPa: «PagoPa fa 4 miliardi al mese di transazioni in digitale. L’idea di far nascere così con tanta forza PagoPa è stata propedeutica. Il Paese ha uno strumento digitale che in un contesto sociale e culturale come quello di oggi ci permette di fare molti progressi, e non solo sui pagamenti. Da un punto di vista della finanza pubblica hanno aiutato molto i processi di recupero di alcune risorse ma fanno fare anche un passo in avanti a tutto il Paese».

Il futuro

Comunque è presto per celebrare il funerale del contante, tutt’ora uno dei metodi più utilizzati per pagare. Il sito financiallounge.com lo spiega così: «Nel 2021 i prelievi effettuati sono stati circa 500 milioni per un valore di 109 miliardi di euro. Ma nel futuro i pagamenti digitali, contactless e senza contanti, aumenteranno senza sosta». Anche le rateazioni digitali hanno davanti un futuro roseo: «Tra le tendenze più in crescita, guardando i dati pubblicati da FIS Global, c’è il pagamento rateale. Oggi questa modalità viene utilizzata per il 2 per cento del totale delle transazioni e-commerce (il 7,4 per cento in Europa) ma entro il 2024 arriverà al 4 per cento a livello globale. Non è un caso che Apple abbia presentato il suo programma Pay Later. PayPal, che già consente di dilazionare in pagamento in tre rate, ha risposto con Pay Monthly. Un altro punto a favore del digital nella lotta con il contante».

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