"La Sardegna è pronta ad affrontare la Sars. La speranza è che non sia necessario ma se il virus della polmonite atipica dovesse sbarcare nell'Isola nella divisione Malattie infettive dell'ospedale cagliaritano Is Mirrionis due stanze sterili sono già state allestite per isolare i pazienti. Una misura precauzionale presa nel rispetto delle direttive impartite dal ministero della Salute".

Era il 19 aprile 2003: il mondo da settimane si interrogava sulla fine del raìs di Bagdad Saddam Hussein, intanto in Asia era stato isolato un virus che faceva paura. L'Unione Sarda spiegava: "Per contrarre la malattia bisogna essere stati in una delle aree a rischio o aver avuto a che fare con un malato. Ma la paura della Sindrome Acuta Respiratoria Severa sta avendo effetti devastanti nel settore turistico: dalle mete proibite il timore del virus si allarga a macchia d'olio provocando il crollo delle prenotazioni".

Sono le stesse parole pronunciate all'inizio dello scorso anno quando ancora non era chiara la reale pericolosità del nuovo coronavirus. Solo che diciotto anni fa la pandemia temuta non si era scatenata anche se quattro morti a Hong Kong bastavano per definire "inarrestabile" l'epidemia.

L'Unione Sarda
L'Unione Sarda
L'Unione Sarda

E' curioso leggere quelle cronache alla luce di quello che sta succedendo oggi. La Sars era stata individuata come un problema di sanità pubblica nel mese di febbraio, singolare coincidenza con quanto è avvenuto nel 2020: anche all'epoca si trattava di un coronavirus nuovo rispetto a tutti quelli noti fino a quel momento. In un editoriale del 22 aprile Pietro Crovari, direttore del Centro interuniversitario sull'influenza, sottolineava che "la conoscenza dell'agente eziologico apre la via anche alla validazione di farmaci antivirali esistenti e all'eventuale preparazione di nuovi nonché all'allestimento di vaccini specifici; peraltro i tempi di realizzazione di questi sono prevedibilmente lunghi".

L'Unione Sarda
L'Unione Sarda
L'Unione Sarda

Era dunque fantascienza pensare a un vaccino in distribuzione nel giro di dieci mesi come sarebbe avvenuto diciassette anni dopo. Però a, ben guardare, le questioni erano identiche. Non a caso il docente universitario poneva una serie di domande: "Tutti i coronavirus della Sars hanno la stessa virulenza?, esistono cofattori che condizionano in modo importante il manifestarsi della malattia?, i fattori climatici hanno importanza nella diffusione dell'infezione?, è possibile che il coronavirus assunto a basse dosi provochi un'infezione del tutto asintomatica con conseguente immunizzazione naturale del soggetto"? Intanto il numero di contagi cresceva: tremila ammalati in Asia.

L'Unione Sarda
L'Unione Sarda
L'Unione Sarda

L'Organizzazione mondiale della sanità prevedeva altre centinaia di casi in pochi giorni. E siccome in Cina il pericolo era stato sottovalutato, ecco che il ministro della Sanità e il sindaco di Pechino erano stati destituiti senza troppi complimenti. Nel frattempo si era provveduto alla cancellazione dei tradizionali festeggiamenti del primo maggio per evitare manifestazioni di massa.

L'Unione Sarda
L'Unione Sarda
L'Unione Sarda

L'allarme nel mondo cominciava a risuonare sempre più forte e all'aeroporto di Fiumicino i controlli si erano fatti serrati. Eppure, eccezion fatta per il Canada, la situazione veniva definita sotto controllo. In Cina i morti erano 97 ma restava il giustificato timore che la Sars si estendesse alle zone interne dove viveva un miliardo di persone. E allora sarebbe stato un dramma. Negli Stati Uniti e in Europa si lavorava alla messa a punto di test diagnostici che si prevedeva potessero essere realmente efficaci solo dopo qualche mese.

L'Unione Sarda
L'Unione Sarda
L'Unione Sarda

Sotto questo profilo la situazione non è neppure confrontabile con quella attuale: nel 2020 la scienza ha messo a disposizione i tamponi a tempo di record.

La notizia pubblicata sul giornale del 24 aprile 2003 faceva riferimento invece alla mutazione del virus che si temeva potesse colpire dopo i polmoni anche l'intestino. Così l'Oms sconsigliava viaggi a Toronto e Pechino. L'Italia però si era scoperta vulnerabile dopo qualche giorno dopo per via di due casi sospetti a Roma e Milano, entrambi d'importazione e comunque non confermati.

L'Unione Sarda
L'Unione Sarda
L'Unione Sarda

Nel frattempo la Cina chiudeva scuole, caserme, locali pubblici e vietava i matrimoni: da quelle parti il virus veniva considerato fuori controllo. L'Oms però divulgava notizie tutto sommato tranquillizzanti poiché il virus dopo neanche tre mesi era in fase regressiva. E sul giornale si leggeva che il Vietnam "grazie a una tempestiva ed efficace quarantena era riuscito a contenere l'epidemia".

L'Unione Sarda
L'Unione Sarda
L'Unione Sarda

Anche la Sardegna, Cagliari in particolare, aveva vissuto il suo brutto quarto d'ora con il ricovero di un bambino al Santissima Trinità. Aveva due anni, era asiatico ed era arrivato febbricitante da Hong Kong dove inizialmente era stato bloccato. Quindi era sbarcato a Elmas dopo aver fatto tappa a Fiumicino. Era stato messo in isolamento mai poi si era accertato che non era Sars. Lo stesso giorno la microbiologa Adriana Albini scriveva che il virus poteva sopravvivere "perfino giorni" fuori dal corpo umano. Però: "Mai la scienza fu più rapida, oggi il coronavirus causa della Sars nella totalità del suo Dna non ha più segreti".

L'Unione Sarda
L'Unione Sarda
L'Unione Sarda

Il 15 maggio L'Unione Sarda dava una notizia relativa alla Sardegna e al modo in cui si preparava a contenere il possibile contagio: "Entro due settimane gli aeroporti di Cagliari, Olbia e Alghero saranno presidiati da medici specialisti in malattie infettive incaricati di verificare le condizioni dei passeggeri in arrivo dai Paesi a rischio o da scali intermedi".

Nel mondo comunque si cominciava a sperare: in Cina l'epidemia rallentava, negli ultimi giorni solo dodici nuovi casi.

E poi la Sars è sparita. Come d'incanto. Che è la nostra speranza per il Covid. Oggi.
© Riproduzione riservata