New York, 3 settembre 2012, quarti di finale degli Us Open. Un Arthur Ashe Stadium colmo di spettatori attende l’ingresso in campo del numero uno del mondo, Roger Federer, e di Mardy Fish, numero otto del ranking globale e migliore dei tennisti statunitensi.

Lo svizzero è nel corridoio che precede il campo e attende Fish, che tarda ad arrivare. Per l’americano è il match più importante della vita, quello per cui ha lavorato duro da quando, a cinque anni, ha iniziato a giocare a tennis. L’attesa si protrae, i minuti passano, la tensione sale. “Dov’è Mardy?”, si chiedono tutti. Fish è nello spogliatoio, non vuole giocare, rinuncia. Lo stress, l’ansia e gli attacchi di panico che lo tormentavano da anni l’hanno sopraffatto.

Simone Biles (foto Ansa)
Simone Biles (foto Ansa)
Simone Biles (foto Ansa)

Lascia il tennis e decide di farsi curare e poi decide di raccontarsi. Non gli era mai stato consentito di mostrare debolezze, ai big dello sport non è permesso, ora si sente libero di farlo.

Fish è stato tra i primi, nell’era dello sport moderno, della competizione esasperata e dei grandi guadagni, a farlo e a spianare la strada ad altri. L’ha raccontato anche in una serie Netflix – Untold – che tutti dovrebbero guardare per capire come viene costruito un campione, quanti sforzi fa, a quali aspettative deve rispondere.

Fish ha infranto un tabù, è uscito dalla sua prigione liberando altri atleti.

Che cos’è una gabbia mentale lo hanno spiegato recentemente le vicende di Simone Biles e Naomi Osaka, prima ancora si era esposta Federica Pellegrini.

Quando la ginnasta statunitense ventiquattrenne è arrivata a Tokyo non si discuteva su una sua vittoria ma su quante medaglie d’oro avrebbe portato a casa. Del resto è la più forte di tutti i tempi, ha già vinto quattro ori e un bronzo a Rio de Janeiro e per 25 volte è stata sul gradino più alto del podio ai campionati del mondo. Si è qualificata per tutte le finali in Giappone, prima donna a riuscirci dalle Olimpiadi del 1992. Tutto il mondo la guarda. Ma lei dopo la prima gara al volteggio si ritira dalla finale. “Devo pensare alla mia salute mentale”, spiega. Poi diserta anche la gara alle parallele. Spiega perché in una storia su Instagram: c’è un video di lei che tenta di eseguire l'uscita alle parallele asimmetriche ma cade sulla schiena. Dice che non riesce ad eseguire gli avvitamenti perché mentre è in aria perde il controllo e non capisce più dove si trova e, dunque, rischia di atterrare in modo scorretto e di farsi molto male. “Non posso gareggiare, ho un blocco mentale”, rivela. Nei giorni successivi si ritira anche dalla finale del corpo libero, nella quale, secondo le attese, avrebbe dovuto eseguire un esercizio che nessuno aveva mai fatto prima. Partecipa, invece, alla finale della trave e vince un bronzo. Finite le gare, in un’intervista ha spiegato: “Non è stato facile per me ritirarmi da quelle gare, ma fisicamente e mentalmente non ero nella giusta condizione e non volevo mettere a rischio la mia salute. Non vale la pena. La mia salute fisica e mentale sono più importanti delle medaglie che potrei vincere”.

Naomi Osaka ha la stessa età di Simone, anche se 24 anni li deve compiere a ottobre. Da quando è entrata nel circuito ha sorpreso tutti: è l'unica, insieme a Roger Federer e Monica Seles, ad aver vinto tutte le prime quattro finali Slam disputate, un risultato che l'ha portata a fare la storia del suo Paese. Nel 2019 dopo aver vinto gli Australian open diventa la numero uno del mondo poi e finisce l’anno con 37,4 milioni di dollari sul conto corrente. Per Forbes è la sportiva più ricca del mondo. La sua vita cambia, entra nel vortice degli sponsor, dei set fotografici. Ma sul suo viso raramente compare un sorriso. Anzi.

Mardy Fish (foto Ansa)
Mardy Fish (foto Ansa)
Mardy Fish (foto Ansa)

Anche quest’anno vince a Melbourne ma poi inizia a spegnersi, torneo dopo torneo. Dopo una sconfitta al Roland Garros diserta l’incontro coni giornalisti perché non è in grado di reggere le domande aggressive e ha paura – spiegherà poi – di confessare la sua depressione. Per questo viene multata: ai giocatori non è consentito disertare le conferenze stampa. Qualche mese dopo al Cincinnati Masters dopo una domanda giudicata troppo aggressiva dell'inviato dell'Enquirer scoppia in lacrime e se ne va. Arriva agli Us Open e perde al terzo turno contro la numero 73 del mondo, la diciottenne Leylah Fernandez, che poi giocherà la finale più strana della storia contro la numero 125 del ranking, Emma Raducanu, che vincerà il titolo. Osaka si presenta ai giornalisti con il suo sguardo triste e affranto, abbassa la visiera del suo cappellino e con un filo di voce descrive il suo stato d’animo: “Mi dicevo di essere calma ma sento che forse c’è stato un punto di ebollizione. Normalmente mi piacciono le sfide. Ma di recente mi sento molto ansiosa quando le cose non vanno come voglio.  Quando vinco non mi sento felice. Mi sento per lo più sollevata. Poi però quando perdo mi sento molto triste, non credo sia normale. Fondamentalmente mi sento come se fossi ancora in cerca di capire cosa fare e sinceramente non so quando giocherò la mia prossima partita di tennis, penso che mi prenderò una pausa dal gioco per un po’”. Il modo in cui racconta il suo male, con una lacrima che le solca il viso in diretta davanti a milioni di persone, trasmette in modo chiarissimo la sua angoscia, racconta il suo dramma: si può essere osannati – e lei in Giappone è considerata una dea – si può essere famosi e ricchi, qualche volta i migliori di tutti. Ma si può essere profondamente infelici .

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