La scelta è storica. Il Concours Mondial de Bruxelles sbarca nel cuore della Magna Grecia. La grande competizione enologica internazionale quest’anno ha eletto come sede dell’evento l’Italia, terra di vini sublimi. Bussola puntata, precisamente, su quel lembo di Stivale che dall’ VIII secolo avanti Cristo era stata meta di espansione da parte delle antiche polis: la Calabria. Un ritorno nel Bel Paese dopo l’edizione del 2010 organizzata a Palermo. 

LA SEDE Dal 19 al 22 maggio oltre 350 degustatori saranno impegnati a Rende, Cosenza, per l’edizione 2022 del CMB. Sarà la terra del peperoncino e della pizzica, della dolce cipolla di Tropea e naturalmente della ’Nduja ad accogliere il complesso universo enoico che ruota attorno al Concours. «Il team del CMB spera di poter ritrovare un’organizzazione tradizionale, nel cuore di una regione in cui la storia del vino è secolare». La decisione era stata ufficializzata online lo scorso 16 settembre, «il concorso si svolgerà in 4 sessioni separate per analizzare in maniera ancor più precisa e professionale ogni tipo di vino. Le valutazioni sono affidate a esperti specializzati e selezionati per ogni sessione».

Bruxelles, concorso enologico internazionale. Fonte L'Unione Sarda
Bruxelles, concorso enologico internazionale. Fonte L'Unione Sarda
Bruxelles, concorso enologico internazionale. Fonte L'Unione Sarda

LA SARDEGNA Per le eccellenze sarde l’obiettivo resta sempre quello di confermare e se possibile superare i risultati della scorsa edizione. Nel 2021, dal Granducato di Lussemburgo dove si era svolta la 28esima edizione del concorso, l’Isola ha portato a casa 24 trofei, 7 ori e 17 argenti. È mancata la Gran medaglia d’Oro che invece nel 2020 venne assegnata a Viniola 2015, Cannonau di Sardegna Doc Riserva, della Cantina di Dorgali, unico vino sardo entrato quell’anno nella cerchia magica dei “superwine”. In totale lo scorso anno sono stati 91 i vini sardi in gara. Ecco le 7 Gold medal: Su’imari 2020, Vermentino di Sardegna Doc, Cantina Su’entu di Sanluri; Prendas 2020, Vermentino di Sardegna Doc, Cantina sociale di Dolianova; Spera 2020, Vermentino di Gallura Docg, Siddura; Istrale Black Label 2020, Vermentino di Sardegna Doc, Nuovi Poderi; Akènta Cuvé 2020, Vermentino di Sardegna Doc, Cantina Santa Maria La Palma; Festa Norìa, Cantina Santadi; Noriolo 2017, Igt, Cantina Dorgali.

CALABRIA, TERRA ELETTA «La storia del vino in Calabria risale a oltre 2.500 anni fa», spiega una nota del CMB. «Situata tra il mare e la montagna, nel cuore del Mediterraneo, questa regione è da sempre considerata terra di vino. Infatti, anticamente, la zona si chiamava Enotria, ossia la “Terra del vino” o “Terra dove si coltiva la vite”. I vini calabresi erano molto apprezzati nell’antichità al punto da essere offerti ai vincitori dei Giochi Olimpici. La gente del posto conosceva bene la vite e la coltivava ancora prima che i Greci, con le loro colonie, portassero le proprie conoscenze viticole». Le principali zone vitivinicole della regione riguardano il Cosentino dove è presente la denominazione  Terre di Cosenza doc (con ben sette sottozone), il Lametino, il Cirotano e la Locride. «La zona viticola cosentina si trova nel nord della Calabria», spiegano ancora gli organizzatori. «I vigneti si estendono a un’altezza tra i 500 e i 700 metri e fanno di questa zona la più grande area di produzione della regione. Il vitigno più emblematico della provincia di Cosenza è il Magliocco Dolce, che conferisce al vino aromi di more e di spezie. Rinomati gli altri vitigni regionali, primo tra tutti il “Gaglioppo” dell’area di Cirò, apprezzatissimo in tutto il mondo». Una storia vinicola dunque di grande validità e ancora ben presente e tangibile nella punta dello Stivale. «Grazie al profondo legame dei suoi abitanti con la sua storia, la Calabria di oggi rappresenta un vero e proprio giacimento di informazioni sulla storia vitivinicola, come lo testimoniano le abbondanti tracce presenti nei numerosi siti archeologici. Nel cuore della Calabria, la provincia di Cosenza è considerata un vero e proprio giardino botanico, racchiusa tra il Mar Ionio e il Mar Tirreno, e tra il Massiccio del Pollino e l’Altopiano della Sila. In questo clima unico, si coltivano prodotti eccellenti. Dolcissimi pomodori, liquirizia, olive e agrumi profumatissimi. Senza dimenticare la vite».

IL CONCORSO La 29sima edizione del Concours Mondial de Bruxelles è organizzata in partenariato con la Regione Calabria, l’Arsac (Azienda regionale per lo sviluppo dell’agricoltura calabrese) e il Comune di Rende e con il supporto dei 4 Consorzi di tutela e valorizzazione del vino della regione: Bivongi, Cirò e Melissa, Terre di Cosenza,  Terre di Reggio Calabria. Nel corso del Concours Mondial de Bruxelles oltre 10 mila vini presentati da produttori sono degustati e valutati da una giuria di professionisti. «I nostri degustatori esperti esaminano i vini in concorso con un solo obiettivo: individuare vini di ineccepibile qualità, indipendentemente dall’etichetta e dal prestigio della denominazione. Il Concorso, tra i più importanti eventi internazionali del settore, si distingue anche per l’organizzazione di eventi promozionali post concorso quali la premiazione dei vini italiani a Roma, la partecipazione a Wine Paris con 16 produttori premiati e la promozione dei vini premiati nel suo Winebar a Città del Messico». Non resta che incrociare le dita.

© Riproduzione riservata