C’è un pezzo di deserto, nel centro di Cagliari: con la sabbia e la sua vegetazione tipica, appunto, delle zone desertiche. E no, stavolta non è colpa del cambiamento climatico, che in effetti – considerati i tempi – sarebbe comunque un po’ troppo drastico. Quel pezzo di deserto è voluto dall’uomo (anche l’inquinamento che porta al surriscaldamento del pianeta, si dirà, ma questa è un’altra storia), ed è una specie di testo scolastico, di libro di studio. Già, perché si trova nell’Orto botanico dell’Università di Cagliari in viale Sant’Ignazio, cinque ettari nella parte inferiore della valle di Palabanda che costituiscono un gioiello dell’Ateneo del capoluogo sardo. E che, col tempo, ospitano sempre più specie vegetali anche di altre latitudini.

Se ne parla poco, eppure era partito col botto già dalla sua fondazione, nel 1866. La prima direttrice donna dell’Orto botanico universitario fu Eva Mameli Calvino, sassarese, prima donna anche a conseguire la docenza in Botanica in un’Università italiana, cui furono assegnate la medaglia d’argento della Croce rossa e quella di bronzo dal ministeri degli Interni. E siccome la parentela con tale Goffredo Mameli (sì, quello che scrisse l’Inno italiano) pare non le bastasse, ne ha creata un’altra più stretta: con suo figlio Italo Calvino, un gigante della letteratura italiana. Eva Mameli Calvino fu direttrice dell’Orto botanico cagliaritano dal 1926 al ’29.

Ora, dal marzo del 2023, al vertice dell’Orto botanico c’è un’altra donna: ci sono voluti quasi cent’anni, ma è così. La direttrice è Annalena Cogoni, 65 anni, di Quartu, che dal rettore e dal Senato accademico ha ricevuto l’incarico di coordinarlo per un triennio, rinnovabile per altri tre anni. Ovviamente, la direttrice Cogoni è una docente universitaria: di Botanica generale.

L’Orto botanico dell’Università nacque come centro di acclimatazione per le piante provenienti da tutto il mondo: un’intuizione di Patrizio Gennari, un prestigioso botanico che fu anche una figura importante del Risorgimento italiano. Gennari stesso volle che vi fossero ospitate anche piante della flora mediterranea e, nel tempo, quei cinque ettari in parte scoscesi in viale Sant’Ignazio sono diventati a loro volta un formidabile libro di testo per gli studenti di Botanica dell’Ateneo cagliaritano, ma anche uno dei luoghi più belli di Cagliari, dove si può andare anche per trascorrere qualche ora in mezzo al bello. Gratuito fino a qualche anno fa, poi – come sempre accade – cominciò a diventare la base per sfaccendati non sempre raccomandabili, quindi s’impose l’esigenza di istituire un biglietto d’ingresso: pochi euro, ma tanto basta ad avere ospiti “selezionati”, cioè persone che vanno lì per vedere. E per imparare qualcosa. «Perché l’Orto rimane prima di tutto un luogo scientifico, utile per lo studio degli universitari iscritti in Botanica», tiene a ricordare la direttrice Cogoni. I quali studenti, ovviamente, entrano gratis.

Alla fine, con quei pochi spiccioli dei visitatori, si riesce ad autofinanziare l’Orto botanico in tutto, tranne ovviamente che per il personale, che è universitario. Tra loro, ci sono diversi tecnici esperti che riescono ad arricchire continuamente il patrimonio di specie vegetali che sono in mostra (per noi), e presenti per farsi studiare (per i giovani dell’Università), in viale Sant’Ignazio.

Ma il deserto? Come si fa a creare un deserto, per quanto piccolo, a Cagliari? Lo spiega la stessa direttrice: «Perché l’Orto botanico non è tutto pianeggiante. Ha una parte scoscesa, un versante roccioso che ben si presta a ricostruire ambienti simili a quelli del deserto, dove possono vivere e svilupparsi le piante succulente», spiega Annalena Cogoni.

L’Autunno calviniano (Calvino, chi altri?) è una rassegna che si è conclusa di recente e ha avuto un grande successo. Già, perché l’Orto botanico universitario ospita anche iniziative di scienza e di cultura del settore, certo, ma lì si è potuto assistere anche a piccoli concerti con pubblico ridotto e altre iniziative che animano quei cinque ettari. Perché l’Orto ha smesso da tempo di essere un luogo a Cagliari e si apre sempre più alla sua trasformazione in luogo di Cagliari, peraltro uno dei più belli, che viva e respiri assieme alla città e a chi la abita.

Arriveranno sempre nuove collezioni vegetali, che si sommeranno alle numerose che già ci sono, in modo che il gioiello al centro di Cagliari diventi sempre più prezioso. Un esempio: proprio in questo periodo, si lavora per riprodurre in quella grande area universitaria anche le pozzette, tipiche del promontorio di Sant’Elia. L’Orto botanico nasce e rinasce tutti i giorni, non è mai uguale a se stesso, vi si può tornare e vedere ciò che è nuovo. Il che, in fondo, è la principale magia della Natura.

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