Lasciate stare l’oro e l'argento. E dimenticatevi pure diamanti, rubini, smeraldi e zaffiri. La pietra più preziosa sulla quale gli italiani desiderano scommettere oggi è il mattone. Come prima, forse più di prima, l’investimento immobiliare resta in testa ai sogni delle famiglie che vedono impotenti i propri risparmi sgretolarsi nei conti in banca sotto il peso dell’inflazione. L’80% dei nostri connazionali infatti è convinto che sia l’investimento per eccellenza. Solido, granitico, proprio come le mura di un immobile.

Questo è quanto emerge dalla ricerca “Cedola vs mattone: dove va la vera redditività? E come si distribuisce il patrimonio delle famiglie italiane?”, realizzata da Nomisma. Una panoramica del settore immobiliare che in questo periodo particolare, forse come poche volte in passato, racchiude le speranze e le tante paure di chi non vorrebbe perdere i pochi soldi risparmiati in una vita.


 

Il mercato immobiliare italiano fra criticità e incertezze

Sì, è innegabile, il mercato immobiliare italiano è alle prese con uno scenario nuovamente avverso. Il protrarsi degli eventi bellici, da una parte, la severità delle misure di politica monetaria decise dalla BCE, dall’altra, concorrono a delineare un quadro tutt’altro che favorevole per le ambizioni di salvaguardia dei livelli immobiliari fin qui raggiunti. Il percorso di normalizzazione sarà lungo, con il fondato rischio che la mancata indicizzazione dei salari possa penalizzare il potere di acquisto e allargare ulteriormente la fascia di esclusione.

«Con queste premesse, il ricorso al credito diventa sempre più spesso un fattore imprescindibile per mantenere inalterati gli stili di vita e non sacrificare le ambizioni di investimento. Il crescente fabbisogno si scontra, tuttavia, con un orientamento bancario fattosi progressivamente più prudente e selettivo. La domanda di mutui ha subito una contrazione sul finire d’anno che si è confermata nel primo trimestre del 2023. Le ragioni risiedono principalmente nell’aumento dei tassi di interesse di mercato e nella maggiore onerosità dei prestiti, oltre che nel peggioramento del clima di fiducia» – ha spiegato Luca Dondi di Nomisma.

La casa, un investimento (ancora) conveniente

La ricerca ha approfondito la propensione all’acquisto di immobili e all’investimento in abitazioni da parte delle famiglie italiane, alla luce dei più recenti eventi che hanno coinvolto il nostro Paese: lo scenario post-covid, la guerra in Ucraina, l’aumento dell’inflazione e la diminuzione del potere d’acquisto.

«Per il 48% degli intervistati l’acquisto di una casa è sempre un investimento conveniente da fare, mentre il 36% è convinto che sia meglio l’acquisto di un immobile da destinare all’affitto e il 39% che le rendite da immobili garantiscano sempre un ritorno economico sicuro. Fra gli italiani che possiedono case date in affitto, il 38% si dichiara soddisfatto della rendita percepita e il 31% è molto soddisfatto» – ha illustrato Dondi.

D’altra parte, secondo una fotografia di Banca d’Italia, il 53% della ricchezza netta di una famiglia media italiana è immobiliare abitativa: il 70,5% degli italiani possiede la prima casa e il 13,5% ne possiede almeno una seconda.

La casa, che sia la propria abitazione o che venga messa a reddito, non va infatti pensata come un bene a sé stante, ma come parte di un patrimonio finanziario. Questo discorso vale anche per la prima casa, dato che il suo acquisto ha implicato un trasferimento ed una immobilizzazione di denaro, quindi implicitamente una scelta di investimento di lungo periodo.

Rischi e costi di un acquisto immobiliare

Un immobile, che sia prima o seconda casa, è tuttavia esposto a rischi e a costi da non sottovalutare: primo fra tutti, l’introduzione di nuove leggi come avvenuto, per esempio, con le norme contro lo spopolamento dei centri storici a Parigi per scoraggiare gli affitti brevi.

Da non trascurare, inoltre, il rischio che venga reintrodotta la tassa di successione anche in Italia, come attualmente in vigore in altri paesi europei.
L’immobiliare resta, infine, un investimento non immediatamente liquidabile (per il 41% del campione, infatti, ci vogliono più di 6 mesi per vendere) oltre ad essere esposto al rischio dei tassi di interesse se l’acquisto è effettuato tramite mutuo.

«Sulla tenuta del mercato immobiliare nel lungo periodo incidono, infine, anche fattori demografici con rischi di uno squilibrio tra offerta e domanda derivanti dalla crescita negativa della popolazione italiana. Istat stima un tasso di decrescita medio della popolazione italiana del 2,5% al 2030 che passerà al 3,3% nel 2050», ha osservato Dondi.

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