Il pomeriggio di 26 settembre sarà a lungo ricordato dagli arbitri. E non per un rigore assegnato, ma che – magari – non c’era.

A Villamar un’arbitra, sì, una ragazza, è stata spintonata e ha sospeso la partita di Prima categoria che dirigeva. Nel Torinese, l’allenatore di una squadra dilettantistica ha aggredito e picchiato un giovane arbitro: il video, sul web, è diventato virale. Ma che si spera possa rappresentare, in quanto esempio negativo, ciò che non si dovrebbe fare in un campo di calcio (e non solo). Parliamo di episodi di violenza gratuita e, in quanto tali, da condannare, ancor più – come capitato nell’Isola  di recente - se di mezzo c’è una donna. Anche se – magari –  è “soltanto” uno strattone, una spinta, un insulto. Domenica, a Galtellì, un giovane in giacchetta nera è stato spintonato e inseguito per aver annullato una rete allo Jerzu, in Prima. L’ultimo episodio di una serie che inizia a diventare lunga.

Tra il 2020 e il 2021 in Sardegna le aggressioni sul campo di gioco ad arbitri sono state cinque.  Ed è lecita la richiesta di un inasprimento delle pene per i violenti, di sicuro maggiore tutela.

Anche in Sardegna, dove gli iscritti all’associazione arbitri sono 940, divisi in 9 sezioni: 200 di questi ogni domenica dirigono gare o fanno gli assistenti dall’Eccellenza alla Seconda categoria. Una marea di squadre, atleti e dirigenti da controllare e, magari, da sanzionare sul campo: i tesserati in Sardegna sono seimila, divisi in 228 squadre. Solo in Seconda categoria i tesserati sono 2.500 e le squadre 98, mentre in Prima sono 1800 e i club 70. Serve un cambio di mentalità, uno scatto in avanti: il doppio tesseramento, che permette agli arbitri di fare i calciatori e viceversa, potrebbe tracciare la strada.

Quello del “doppio tesseramento” si presenta come “un programma epocale – è scritto nel sito della Figc - studiato per permettere ai giovani calciatori di arbitrare e che rappresenta il risultato di un percorso condiviso dalla Figc e dall’Associazione italiana Arbitri. Il progetto prevede la possibilità per ragazze e ragazzi, dal quattordicesimo e fino al compimento del diciassettesimo anno di età, di diventare arbitri di calcio, continuando anche a giocare nelle rispettive società sportive, cosa fino ad oggi preclusa. Il calciatore che vuole essere anche arbitro, in questa fascia di età, può infatti frequentare il corso arbitri pur rimanendo tesserato per una società di Settore Giovanile e Scolastico e/o Lega Nazionale Dilettanti. Una volta superato il corso, l’unica preclusione per l’arbitro-calciatore sarà quella di non  poter dirigere gare relative ai gironi delle competizioni in cui sia presente la società per la quale è tesserato quale calciatore. “Queste modifiche rappresentano un'importante svolta nella progettazione di una nuova classe arbitrale", era stato il commento del presidente della Figc, Gabriele Gravina. Soddisfatto anche il presidente dell'Aia Alfredo Trentalange. "L'idea di avere un arbitro che ha giocato a pallone è un salto culturale e in termini di competenze - ha detto -. In questo modo l'arbitro non sarà più visto come l'uomo nero, ma come un compagno di giochi: ne beneficeranno sia i direttori di gara che i calciatori. Credo che questa novità sia un bene per il calcio italiano, la Federazione è stata lungimirante”. Ma ora serve buonsenso, da parte di tutti.

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