Lo chiamano il Messia, l’italiano volante. È la più bella cosa che poteva succedere al rugby italiano. È una speranza. Si chiama Ange Capuozzo, ha 23 anni e la faccia da scugnizzo.

Un metro e 77 per 71 chili, francese di nascita di madre franco malgascia e padre italiano, internazionale per gli azzurri, gioca a Tolosa nel ruolo di estremo.

L’ultima impresa l’ha centrata nelle Series autunnali. Ha bucato la difesa dell’Australia nella storica vittoria di Firenze. Come un coltello nel burro. Non ha paura Capuozzo. Sette giorni dopo ha marcato ancora contro il Sudafrica, gli Springboks campioni del mondo. Come freccia dall’arco scocca, servito pure male dai compagni, sguscia come un’anguilla rischiando la pelle ad ogni placcaggio. E i Boks non sono un collettivo di educande, ma tagliagole corpulenti e talentuosi che poco dopo andranno ad asfaltare l’Inghilterra in casa. Un test veritiero quindi.

Ange si era presentato al grande rubgy in un palcoscenico degno di nome: Cardiff, Galles- Italia, Sei Nazioni. A fine gara Bip Bip Capuozzo mette il turbo e semina il panico tra i rossi prima di servire a Padovani la palla della vittoria. Dettaglio non da poco, non si vinceva una partita del Sei Nazioni da Murrayfield 2015, Italia-Scozia. Un carretto all’ultimo secondo, per Parisse e company il canto del cigno. Da allora e per sette lunghi anni, come nelle migliori maledizioni, solo sconfitte. Ora l’Italia è cambiata ma è sempre la stessa. Con un Capuozzo in più nel motore e altri ragazzi di talento. E pure Tommaso Allan si è messo a centrare i pali, che non guasta. A Babbo Natale, fosse possibile, vorremmo chiedere un mediano d’apertura. Che in una terra di calciatori sembra impossibile da trovare. Dopo il messia, servirebbe un golden boy. Un Rivera vitaminizzato, una botta di vita.

Il 2022 è stato il Capuozzo year.  La maglia azzurra lo aveva visto in azione nell’under 20 del Mondiale 2019, guidata da Fabio Roselli. Da tempo si invocava la chiamata del giovane italo-francese, che in tutte le interviste aveva più volte rimarcato il suo amore per l’Italia e per la maglia azzurra, e alla fine durante il Sei Nazioni 2022 è arrivata. Nelle prime due partite è stato il 24esimo uomo, cioè la prima riserva in caso di infortunio di uno dei 23 in lista gara, poi ha saltato la trasferta in Irlanda per infortunio e a Roma contro la Scozia è arrivato l’esordio, dalla panchina.

Dieci minuti per prendere le misure e superare l’emozione, poi due mete che ammorbidiscono un punteggio che altrimenti sarebbe stato molto pesante e la consapevolezza di aver trovato uno forte per davvero. Contro il Galles è titolare e nel finale si inventa la giocata che manderà Padovani in mezzo ai pali e l’Italia in visibilio.

Il resto è storia recente: l’arrivo a Tolosa, due mete e una prestazione splendida contro l’Australia, la meta contro il Sudafrica e infine il premio di “Rivelazione dell’anno” ai World Rugby Awards 2022. Capuozzo è nel 15 dei migliori. 

A tanti osservatori sono comunque sorti dei dubbi. Il primo riguarda la Nazionale italiana: siamo certi che senza Capuozzo, staremo adesso a raccontare un 2022 ricco di soddisfazioni, di un’Italia cresciuta e tutte le cose belle che si sono lette in questi giorni, soprattutto dopo la vittoria contro l’Australia? Forse no. Anche se nel rugby l’individualità incide meno che in altri sport, abbiamo la netta impressione che Ange abbia alzato il livello della nostra Nazionale. Che resta comunque basso. Fa malissimo la sconfitta contro la Georgia, squadra di livello inferiore.

Ma la domanda davvero inquietante è questa: in Italia un ragazzo di 1,77 per 71 chilogrammi avrebbe avuto possibilità di mettersi in mostra a giocare con profitto in squadre di livello? Certamente no. Peccato.

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