Ci sono alberi che più di altri resistono al fuoco. Un vero e proprio campione di resistenza alle fiamme è il cipresso. Viene speso citato il caso di un grosso incendio scoppiato nel 2012 ad Andilla, nella provincia spagnola di Valencia. Un’area di 50 mila acri dove era in corso una ricerca sulla resistenza di alcune specie vegetali a un fungo patogeno, venne devastata dalle fiamme. Querce, lecci, i pini e ginepri finirono bruciati. Ma solo l’1,27% dei cipressi mediterranei (nel dettaglio 946 alberi) era stato intaccato dal fuoco.

La cuticola, cioè il tessuto idrofobico che ricopre rami e foglie del cipresso, è incredibilmente resistente alle fiamme. La struttura interna delle foglie minimizza la perdita di liquidi anche nelle situazioni di calore estremo, quando l’aria è secca. Sfruttando tale proprietà, la velocità di combustione di un cipresso è sette volte inferiore rispetto a quella di un pino. Inoltre, neanche le sue foglie secche sul terreno sono combustibili. Il manto di foglie che si deposita sul terreno, infatti, forma una barriera protettiva che trattiene l’acqua, riducendo il rischio di incendio.

Un’altra pianta molto interessante in materia di protezione antincendio è il carrubo.

Pianta legnosa tipicamente mediterranea, l’albero di carrubo aiuta a combattere l’erosione e gli incendi. Una distesa di carrubi costituiscono un efficace muro in caso di emergenza.

Anche la vite è considerata un’eccellente pianta tagliafuoco. Nei vigneti, i filari di vite fungono da barriera ignifuga. Tuttavia il fumo e il calore possono danneggiare i frutti maturi, le foglie e le stesse piante.

L'olivastro di Cuglieri (foto archivio L'Unione Sarda)
L'olivastro di Cuglieri (foto archivio L'Unione Sarda)
L'olivastro di Cuglieri (foto archivio L'Unione Sarda)

Le viti verdi, ancora in piena crescita, sono molto meno suscettibili di prendere fuoco. In caso di rogo, è possibile che si brucino le foglie secche, ormai inadatte ad alimentare i grappoli d’uva. È poi noto come gli acini esposti al calore di un rogo sviluppino chiare note di fumo. Un fenomeno evidente se questo avviene nel periodo precedente alla vendemmia. Per proteggere le viti dal pericolo di incendi si dovrebbe lasciare uno spazio di dieci metri tra le aree boschive e i filari. Tuttavia questo non sempre è possibile.

Anche gli ulivi sono piante molto resistenti. Grazie al loro solido apparato radicale, sono in grado di rigenerarsi anche se i rami e i tronchi vengono distrutti. È consigliato piantare alberi di ulivo in aree soggette a incendi boschivi proprio allo scopo di difenderle.

E come dimenticare la quercia da sughero. Per sua stessa natura esercita una notevole resistenza al passaggio del fuoco. In particolare, la spessa corteccia la protegge dagli incendi. Trattiene l’umidità e fa sì che la temperatura media all’interno dell’albero sia inferiore di 13 gradi rispetto alla temperatura esterna. Di conseguenza, questa specie di alberi è una delle più resistenti agli incendi.

Un carrubo (foto archivio L'Unione Sarda)
Un carrubo (foto archivio L'Unione Sarda)
Un carrubo (foto archivio L'Unione Sarda)

Tuttavia di fronte a fenomeni terribili come quello che nei giorni scorsi ha devastato l’Isola poco possono le creature verdi, anche quelle dotate di superpoteri.  Perfino l’arcigno cannonau e i secolari ulivi del Montiferru si sono dovuti arrendere alle fiamme. L’olivastro Tanca Manna, monumento verde, simbolo di Cuglieri, è una delle vittime più illustri delle tragiche giornate di luglio. Della sua millenaria bellezza resta un tratto alla base del tronco, quel che i vigili del fuoco sono riusciti a salvare. Dalla carcassa ferita potrebbe spuntare un nuovo pollone e far risorgere l’albero. In questo modo il patriarca sarebbe ancora una volta il simbolo della rinascita. Sono migliaia gli ulivi degli storici uliveti danneggiati dalle fiamme. Non basterà la leggendaria resistenza di queste piante a salvarle. Serviranno immediati e costosi interventi di potatura per consentire alla pianta di formare una nuova chioma. E serve una politica di prevenzione e monitoraggio costante per tutelare la straordinaria rete di alberi monumentali della Sardegna. Monumenti, e come tali vanno trattati.

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