Uccisa a 42 anni. Messa dentro un borsone e abbandonata a due metri dal ciglio della strada. Su Facebook il colpevole è il marito Igor Sollai che, però, dal carcere continua a professarsi innocente. Lo anche per lo stato di diritto (sino a prova contraria). Ma poi a leggere gli elementi del delitto che non tornano, istintivamente ci si allinea con le sentenze della Rete. È il corto circuito costante tra emotività e giurisprudenza.
Un colpo secco alla testa, fatale, un’esecuzione in piena regola: si cerca l’arma del delitto, forse un manubrio che manca dall’appartamento di San Sperate
Dal call center dove lavorava la vittima, dal quale sono partite le indagini dopo la scomparsa della donna, un addio all’amica. Domani esperti al lavoro per capire quando e come sia stata uccisa
I Ris scoprono abbondanti tracce di sangue: la donna forse colpita alla testa. Intanto scatta una denuncia: qualcuno ha violati i sigilli dell’abitazione di San Sperate. Gli avvocati tornano da Sollai
«I carabinieri hanno portato via pacchi neri, il quadro indiziario è chiaro». Igor Sollai nei guai, il suo avvocato: «Domani mi confronterò con lui, emersi ulteriori elementi»
Erano sul sedile posteriore, quello che Sollai avrebbe detto di «sgrassare bene» all’acquirente della Toyota. I Ris avrebbero trovato anche «altri elementi»
In carcere un altro interrogatorio dell'autotrasportatore accusato di omicidio e di occultamento di cadavere: continua a dichiararsi innocente. Nuovi esami dei Ris