Delitto Francesca Deidda, Igor Sollai resta in carcere: la Cassazione dice no ai domiciliari
Respinto il ricorso presentato dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura PirarbaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Igor Sollai resta in carcere. Stamattina, la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, che avevano presentato una richiesta di revisione della decisione del Riesame di Cagliari, dove erano stati negati i domiciliari all'autotrasportatore di Assemini, in cella dallo scorso 8 luglio con l'accusa di aver ucciso la moglie Francesca Deidda.
Si attendono le motivazioni da parte della Cassazione. Venerdì, davanti alla Corte Suprema, gli avvocati difensori di Sollai avevano chiesto i domiciliari per il quarantatreenne segnalando come non ci fosse il pericolo di fuga dell'indagato, né tantomeno quello di reiterazione del reato o di inquinamento delle prove. «Tutti gli elementi necessari per le indagini sono già stati acquisiti dalla Procura», avevano detto ai giudici della Cassazione. «È vero che Sollai aveva spedito somme di denaro in diverse tranche al fratello emigrato in Olanda, ma non per prepararsi alla fuga: si tratta di piccoli prestiti e di denaro incassato per la vendita di oggetti online, da dividere tra i due».
Sollai, che si è sempre dichiarato innocente, è in carcere da poco più di quattro mesi. Era l'8 luglio, dieci giorni prima del ritrovamento del corpo senza vita di Francesca Deidda, avvenuto a Sa Picocca lungo la vecchia Orientale sarda. Dall'autopsia è emerso come sia stata uccisa nel sonno, nel divano della sua casa di San Sperate, con diversi colpi alla testa con un oggetto contundente. Il pm Marco Cocco si è convinto della colpevolezza di Sollai sulla base dei tracciati dei navigatori satellitari delle vetture usate dall'autotrasportatore, che spesso hanno fatto tappa a Sa Picocca, così come dai controlli di telefoni e computer, dall'acquisto di alcune piante ritrovate vicino al cadavere, dalle posizioni poco convincenti durante gli interrogatori di garanzia e dal movente (aveva un'altra donna e poteva intascare l'assicurazione sulla vita – da circa 100.000 euro – firmata assieme alla moglie).
(Unioneonline/r.sp.)