mafia

Un'immagine scattata dall'elicottero (foto Polizia)
Un'immagine scattata dall'elicottero (foto Polizia)
mafia

Perquisizioni in Sicilia, si cerca il boss Messina Denaro

Il numero uno di Cosa nostra è latitante dal 1993, 150 i poliziotti impegnati nelle operazioni

(Fermo immagine Tg2 via Ansa)
(Fermo immagine Tg2 via Ansa)
mafia

Riappare in video Messina Denaro: il volto del boss in un video diffuso dal Tg2

Ripreso nell’Agrigentino dalle telecamere di videosorveglianza, sono le immagini più recenti che si hanno del super latitante, svanito nel nulla dal 1993

(archivio L'Unione Sarda)
(archivio L'Unione Sarda)
caltanissetta

Maxi-operazione contro la mafia, oltre 50 arresti

Smantellato il clan Mazzarino, risolti due omicidi eseguiti con il metodo della “lupara bianca”

Un'immagine dell'operazione "Gramigna" dei Carabinieri (Ansa)
Un'immagine dell'operazione "Gramigna" dei Carabinieri (Ansa)
roma

Mafia: una quarantina di condanne al clan Casamonica

Riconosciuta l'associazione di stampo mafioso, Zingaretti: “Sentenza storica”

Matteo Messina Denaro (Ansa)
Matteo Messina Denaro (Ansa)
l’aja

Blitz in Olanda per catturare Matteo Messina Denaro, ma finisce in cella un turista inglese

Le forze speciali con le armi spianate in un ristorante per catturare il boss. Il malcapitato turista ha passato anche qualche giorno in una cella di massima sicurezza, prima che la prova del Dna lo scagionasse

(foto carabinieri)
(foto carabinieri)
palermo

Colpo al clan mafioso di Bagheria, 8 fermi

L’operazione “Persefone” dei carabinieri consente di sventare un omicidio 

(Ansa)
(Ansa)
reggio calabria

Addio a Maria Rosa Pilliu, insieme alla sorella Savina disse no alla mafia

Le due ogliastrine, trapiantate a Palermo, non si piegarono a Cosa Nostra

Matteo Messina Denaro (Ansa)
Matteo Messina Denaro (Ansa)
mafia

Matteo Messina Denaro, l’audio del boss due mesi e mezzo prima che iniziasse la sua latitanza

Trasmesso dal Tg1, l’audio risale al 18 marzo 1993. E’ la prima volta che si ascolta la voce del boss impressa su un nastro magnetico

Il consigliere della Regione Calabria Nicola Paris (Ansa)
Il consigliere della Regione Calabria Nicola Paris (Ansa)
reggio calabria

'Ndrangheta, agli arresti domiciliari il consigliere regionale Nicola Paris

Eletto con la lista dell'Udc, è accusato di corruzione

Un colpo al cuore dello Stato, un altro dopo la strage che a Capaci, nel tratto di autostrada che porta a Palermo, sotto il tritolo della mafia è caduto Giovanni Falcone: il 19 luglio 1992 in via D'Amelio, a Palermo, una Fiat 126 imbottita di esplosivo viene fatta saltare in aria nel momento in cui passa il giudice Paolo Borsellino. Il quale muore, insieme a cinque agenti di scorta (la sarda Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina). Qualche giorno prima, Borsellino rilascia due interviste, in cui descrive se stesso come un "condannato a morte", sentendosi ormai chiaramente nel mirino di Cosa Nostra. Soprattutto dopo l'attentato in cui muore Falcone, con cui tempo prima - nell'estate del 1985 - trascorre con le rispettive famiglie diversi giorni di preparazione al maxi processo contro la mafia in una foresteria del carcere dell'Asinara. 19 luglio 1992. Sono passati soltanto due mesi dalla strage di Capaci e l'Italia torna di nuovo a fare i conti con la mafia stragista. In via D'Amelio trovano la morte il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. In televisione si assiste inermi a un'altra devastazione. Una Fiat 126, imbottita con 90 chili di Semtex-H, è il nuovo avvertimento alla magistratura "perbene". L'auto parcheggiata sotto casa della madre di Borsellino salta in aria quando arriva il giudice. Nell'esplosione, con Borsellino, perdono la vita cinque uomini della scorta. L'unico sopravvissuto è l'agente Antonino Vullo, primo testimone a raccontare la vicenda: "Borsellino e i miei colleghi erano già scesi dalle auto, mentre io ero rimasto alla guida. Stavo facendo manovra per parcheggiare la vettura che si trovava alla testa del corteo. Non ho sentito alcun rumore, niente di sospetto, assolutamente nulla. Improvvisamente è stato l'inferno. Ho visto una grossa fiammata, ho sentito sobbalzare la blindata. L'onda d'urto mi ha scaraventato dal sedile. Non so come ho fatto a scendere dalla macchina. Attorno a me c'erano brandelli di carne umana sparsi dappertutto". Borsellino lo sapeva. Dalla morte di Falcone era cambiato tutto e non sorrideva più. Ripeteva spesso la frase "Ora tocca a me", non appena saputo del carico di tritolo arrivato a Palermo. Non gli restava che velocizzare le indagini sulla morte di Giovanni e così fece. Nella sua agenda rossa annotava minuziosamente tutto. Un "diario prezioso" sparito dalla sua 24 ore pochi minuti dopo la strage. (Unioneonline/F)
Un colpo al cuore dello Stato, un altro dopo la strage che a Capaci, nel tratto di autostrada che porta a Palermo, sotto il tritolo della mafia è caduto Giovanni Falcone: il 19 luglio 1992 in via D'Amelio, a Palermo, una Fiat 126 imbottita di esplosivo viene fatta saltare in aria nel momento in cui passa il giudice Paolo Borsellino. Il quale muore, insieme a cinque agenti di scorta (la sarda Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina). Qualche giorno prima, Borsellino rilascia due interviste, in cui descrive se stesso come un "condannato a morte", sentendosi ormai chiaramente nel mirino di Cosa Nostra. Soprattutto dopo l'attentato in cui muore Falcone, con cui tempo prima - nell'estate del 1985 - trascorre con le rispettive famiglie diversi giorni di preparazione al maxi processo contro la mafia in una foresteria del carcere dell'Asinara. 19 luglio 1992. Sono passati soltanto due mesi dalla strage di Capaci e l'Italia torna di nuovo a fare i conti con la mafia stragista. In via D'Amelio trovano la morte il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. In televisione si assiste inermi a un'altra devastazione. Una Fiat 126, imbottita con 90 chili di Semtex-H, è il nuovo avvertimento alla magistratura "perbene". L'auto parcheggiata sotto casa della madre di Borsellino salta in aria quando arriva il giudice. Nell'esplosione, con Borsellino, perdono la vita cinque uomini della scorta. L'unico sopravvissuto è l'agente Antonino Vullo, primo testimone a raccontare la vicenda: "Borsellino e i miei colleghi erano già scesi dalle auto, mentre io ero rimasto alla guida. Stavo facendo manovra per parcheggiare la vettura che si trovava alla testa del corteo. Non ho sentito alcun rumore, niente di sospetto, assolutamente nulla. Improvvisamente è stato l'inferno. Ho visto una grossa fiammata, ho sentito sobbalzare la blindata. L'onda d'urto mi ha scaraventato dal sedile. Non so come ho fatto a scendere dalla macchina. Attorno a me c'erano brandelli di carne umana sparsi dappertutto". Borsellino lo sapeva. Dalla morte di Falcone era cambiato tutto e non sorrideva più. Ripeteva spesso la frase "Ora tocca a me", non appena saputo del carico di tritolo arrivato a Palermo. Non gli restava che velocizzare le indagini sulla morte di Giovanni e così fece. Nella sua agenda rossa annotava minuziosamente tutto. Un "diario prezioso" sparito dalla sua 24 ore pochi minuti dopo la strage. (Unioneonline/F)
Cronaca Italia

#AccaddeOggi: 19 luglio 1992, Cosa Nostra uccide Paolo Borsellino

A meno di due mesi dalla strage di Capaci, un nuovo colpo della mafia al cuore dello Stato

La targa (foto Pintore)
La targa (foto Pintore)
sa pedralla

Sinnai, una targa sulla collina per Emanuela Loi

C’era anche il capo della polizia Lamberto Giannini: ha incontrato i ragazzi della scuola primaria, protagonisti di un concorso sulla legalità

mafia

Brusca libero: uccise Giovanni Falcone e il piccolo Di Matteo, polemiche

Politici contro la scarcerazione, ma la sorella del giudice ucciso: “Umanamente mi addolora, ma è la legge che ha voluto mio fratello e quindi va rispettata”

La strage di Capaci (Ansa)
La strage di Capaci (Ansa)
roma

Fine pena per il boss Brusca: torna libero dopo 25 anni

Il “pentito”, tra i responsabili della strage di Capaci, è uscito dal carcere di Rebibbia

Il giudice Rosario Livatino (Ansa)
Il giudice Rosario Livatino (Ansa)
agrigento

Il giudice Livatino proclamato beato: “Ucciso in odio alla fede”

La sua festa verrà celebrata il 29 ottobre

Carabinieri (archivio L'Unione Sarda)
Carabinieri (archivio L'Unione Sarda)
catania

Clan chiede il pizzo al “re dei torroncini”, Condorelli denuncia: 40 arresti

“Mettiti a posto o ti facciamo saltare in aria”: minacce di morte all’imprenditore

Il Moby Prince dopo il rogo (Archivio L'Unione Sarda)
Il Moby Prince dopo il rogo (Archivio L'Unione Sarda)
Cagliari

Ombre di mafia sulla strage del Moby Prince

Esplosivo a bordo, pentiti e armi: la Procura di Firenze riapre le indagini
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