Cagliari, Catania e Rimini sono le province in cui, dalle prime luci dell’alba, si svolge l’operazione antimafia dei carabinieri denominata “Terra bruciata” contro un clan di Randazzo, che gli inquirenti ritengono sia inserito nella cosca mafiosa Laudani.

Sono più di 200 i militari in azione per eseguire le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Catania, gli indagati sono più di 30: le accuse, a vario titolo, sono quelle di associazione di tipo mafioso, estorsione, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi e munizioni e concorso in violazione di domicilio aggravata da violenza sulle cose a mezzo di incendio. Contestata inoltre l'aggravante del metodo mafioso.

Nel corso delle indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania, sono stati individuati i componenti del gruppo mafioso operante nel Randazzese, e sono emerse ipotesi di scambio elettorale politico-mafioso con riferimento alle elezioni comunali del 2018 e interferenze del gruppo sull’amministrazione comunale e in particolare su tre rappresentanti attuali e passati del Comune di Randazzo, ossia Francesco Giovanni Emanuele Sgroi, all’epoca delle indagini e tuttora sindaco in carica, Carmelo Tindaro Scalisi, già consigliere comunale e attuale presidente del Consiglio comunale e Marco Crimi Stigliolo, consigliere comunale nella precedente amministrazione, anch’essa guidata dal sindaco.

Nel mirino anche il “responsabile per l’area di Randazzo”, Salvatore “Turi” Sangani, referente di zona per Paolo Di Mauro, morto nel corso dell’indagine e figura apicale dei Laudani per l’intera fascia jonico-etnea.

L’attività investigativa avrebbe inoltre documentato estorsioni ai danni di imprenditori del Catanese, un fiorente traffico di cocaina, hashish e marijuana.

(Unioneonline/s.s.-D)

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