Una minuziosa ricostruzione di una parentesi breve ma intensa di una gara di velocità su strada che riuscì anche a richiamare i grandi nomi dell'automobilismo: Ghersi, Cortese, De Filippis, Villoresi, Munaron, e persino Lorenzo Bandini.

Il nuovo libro di Alberto M. Pintus si intitola "Quando Ferrari e Maserati si sfidavano a Sassari" e ripercorre la storia del Circuito Sassari.

Organizzato dalla SEF Torres, un primo tentativo fu fatto già nel 1926.

Dopo il grande successo della prima edizione della Scala di Giocca-Osilo si tentò di emulare le grandi corse su strada come la Targa Florio, che si correva fin dal 1906.

Nel 1933 ci fu la prima vera edizione del Circuito, organizzato nel triangolo Sassari-Sorso-Li Pidriazzi-Sassari, percorso che poi manterrà come punti fermi Sassari e Li Pidriazzi, non raggiungendo più Sorso.

Gli ultimi due anni, invece, venne creato un "catino", una pista con due grandi rettilinei e due brevi raccordi fra questi (richiamava in piccolo i grandi ovali americani) nella nascente zona industriale di Porto Torres.

Nacque così la breve vita della pista di Marinella, tuttora percorribile per chi si inoltra fra i resti del sogno petrolchimico.

Ci fu anche un assaggio di automobilismo internazionale con il campione argentino Juan Manuel Bordeu, figlioccio sportivo di Juan Manuel Fangio, campione che non colse tutto il successo che meritava.

Il Circuito di Sassari morì nel 1959.

Sopravvisse due anni alla Mille Miglia ma non potè sottrarsi alla sorte che stava segnando tutte le grandi corse su strada, la cui vita fu resa sempre più difficile da regolamenti sempre più stringenti dal punto di vista della sicurezza, soprattutto dopo la tragedia di De Portago proprio alla Mille Miglia del 1957.
© Riproduzione riservata