È nato a Milano, vive in Lombardia, ma è sardo al 100%: garantisce papà Salvino, tempiese doc, che lo allena in pista. Lui è Filippo Tortu, compirà giovedì 19 anni e pochi giorni fa al Golden Gala di Roma ha corso i 200 metri in 20"34, quarto italiano di sempre. Adesso lo attende l'esame di maturità. Intanto si racconta.

Filippo Tortu, come va la caviglia?

"Non fa tanto male, sono solo un po' dispiaciuto e non vedo l'ora di tornare in pista".

Cosa resta della magica serata di Roma sui 200 metri?

"Un grande risultato dà grande entusiasmo. Fai 20"34, dopo 10 ore sei immobilizzato, probabilmente ti salta la stagione, fa un rabbia...".

In che senso "salta"?

"Diciamo che sarà più quella che immaginavo. Puntavo sul titolo europeo, ma non sarà come me l'aspettavo, a livello di tempi. È comunque un imprevisto. Ma c'è sicuramente anche un lato positivo in questa cosa: basta saperlo trovare".

L'emozione più forte?

"La bellezza di aver corso 200 metri vicino a Lemaitre all'Olimpico. Lui è un punto di riferimento, ma ora anche un avversario. Quando ero piccolo guardavo lui. Mi piace come atleta, come persona, come affronta le gare".

Sui blocchi era una sfinge: cosa covava dentro?

"A Roma ero tranquillo, avevo voglia di partire, avevo uno sguardo da sardo".

Scrivono il "brianzolo" Tortu...

"Lo hanno detto loro, perché se l'avessero chiesto a me avrei detto sardo. All'Olimpico abbiamo portata una bandiera sarda (che aveva mio fratello) ma ce n'erano altre, le vedevo anche dai blocchi. Alcuni dei ragazzi sono venuti da me con la bandiera durante il riscaldamento".

Come si è procurato la distorsione?

"Non lo so neppure io, stavamo andando a prendere il taxi. Era stata una serata tranquilla con i miei compagni del Liceo Scientifico e i miei amici".

E adesso, qual è il prossimo obiettivo?

"Tornare al più presto possibile. Un gradino - in salita - alla volta" (ride, ndr ).

Arriva la maturità: che approccio ha?

"Come una gara, tale e quale: sono tranquillo e non vedo l'ora di affrontarla".

E poi?

"Penso di fare economia all'università. Credo che si possa trovare il tempo per studiare. Come fa mio fratello".

Il quale sta per laurearsi in Economia. Che rapporto ha con Giacomo?

"Jack è il mio punto di riferimento, sempre. Mi ha anche convinto a fare il tatuaggio con la Sardegna come il suo, ma ci penserò in autunno".

Le sue altre passioni?

"Riposarmi, uscire con gli amici o stare a casa di mia nonna Titta con loro, quando ce la lascia. Magari la pizza, mai più di una alla settimana".

Fidanzato?

"Con Sofia stiamo insieme dall'estate scorsa, l'ho conosciuta in Sardegna ma è lombarda".

La vacanza in Sardegna?

"Sacra. Stavo pensando anche di venire ad allenarmi prima dei Mondiali, ma non è programmato. Altrimenti vedremo, non so se dopo i mondiali, magari farò qualche altra gara".

È vero che non sa quando correrà la prossima gara?

"Viviamo la stagione a mano a mano che va avanti. E adesso ancora meno sappiamo quale sarà la prossima gara".

Il record di Howe?

"Non ci penso minimamente, non è uno dei miei obiettivi. L'obiettivo è correre forte, poi se arriva è molto meglio".

Due miti dei 200 metri: Berruti e Mennea. Li ha conosciuti?

"Berruti l'ho incontrato quest'anno: è un numero uno e non mi riferisco a quello che ha fatto, ma per come vive e ha vissuto l'atletica in modo sereno e spensierato. Mennea l'aveo visto anni fa, nella pista di Olbia. Poi era venuto a cena da noi. Una bellissima impressione, ma ero molto piccolo".

Meglio i 200 o i 100?

"Mi piace correre, posso fare qualsiasi gara e mi diverte allo stesso modo. Però mi sento più adatto per i 200".

Un divertimento doppio...

"All'Olimpico non lo è stato, gli ultimi 30 metri non andavo più avanti. Quando inizierà a prepararli bene lavoreremo su quello e sarà uno stimolo".

A chi dedica la gara?

"A mia nonna Vittoria, che vive a Roma ma è di Ozieri. Mi ha visto in tv, poi sono andato a trovarla il giorno dopo".

Con il piede fasciato: sarà stata triste...

"No, era contenta perché devo tornare a Roma a togliere la fasciatura e così posso rivederla di nuovo".

Carlo Alberto Melis

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