Sant'Elia, la festa del "Conti Day": i campioni del passato e del presente omaggiano il Capitano
Un'emozione così intensa la si è provata rare volte al Sant'Elia. Forse mai. Il Conti Day, il vero Conti Day, comincia alle 21, quando si spengono i riflettori del Sant'Elia, quando Vittorio Sanna dá voce la sua "stadiocronaca", chiamando uno ad uno - in stile Nba - i giocatori convocati dal capitano: i portieri Chimenti e Avramov, i rossoblù di adesso Barella, Colombatto e Murru, i compagni storici del passato recente: Cossu immediatamente osannato dalla Nord, Pisano, Agostini e Lopez.
E quindi Abeijon e l'ex capitano Villa e Berretta e ancora il cagliaritano adottivo Modesto e il sardo con la "green card" Gobbi e le frecce dell'arco di Zola, Esposito-Suazo-Langella e gli altri sardi Fini e Melis e Jeda, Acquafresca e le menti del centrocampo come De Patre ed Herrera e l'applauditissimo Allegri o una colonna della difesa come Bianco. In panchina con Beretta c'è Edy Reja, che aveva firmato l'ultima promozione in A. Osannato come un re, ecco l'eroe del mundial '82, Bruno Conti.
Sullo schermo dello stadio scorrono le reti di Daniele Conti, l'abbraccio con i figli dopo i gol più significativi. Ed entra il Capitano, mentre in curva si compone la maglia rossoblù con il numero 5, che poi è quella che indossano tutti quanti. Daniele si commuove, va sotto la curva con figli, ringrazia la sua gente.
L'emozione è alle stelle, meglio giocare. Il Cagliari di oggi in bianco, gli altri in rossoblù. La gente si diverte, applaude l'arbitro Bergonzi che trova una scusa per sventolare sotto il naso del festeggiato il millesimo cartellino giallo, l'ultimo, sottolineato da un abbraccio che è un armistizio con la categoria: il rispetto non è mai venuto meno. Gioca Conti padre, gioca Rastelli che inventa un gol da cineteca: "La condizione non c'è ma la capacità sì". E la modestia pure. Modo migliore per finire una stagione saltante non poteva esserci.