«Cagliari è un posto unico, la gente si sta accorgendo del suo vero valore e sono contento di poter diffondere questo messaggio». Leonardo Pavoletti si sente ormai un sardo acquisito. Il capitano del Cagliari, rossoblù dal 2017, è livornese di nascita ma ormai il capoluogo è la sua seconda casa: «Sto diventando sempre più sardo», ha detto in un'intervista rilasciata al canale ufficiale della Lega Serie A. «Essere paragonato a Gigi Riva fa piacere, ma dobbiamo essere sempre bravi a dosare le parole: siamo attaccanti tutti e due, ma di livelli non proprio uguali. Ma l'amore verso Cagliari e i princìpi che abbiamo riconosciuto in questa città ci accomunano».

Sono otto anni che Pavoletti gioca a Cagliari: a oggi 208 presenze con 50 gol, in attesa della partita di sabato contro l’Atalanta. «Il primo anno non è stato rose e fiori, nonostante la salvezza alla fine non ero riuscito a entrare bene nel cuore dei sardi in campo e fuori», racconta. «Cagliari mi ha studiato, secondo me: ha voluto capire che uomo fossi, poi una volta accettato lì è nato il vero amore. Mi hanno donato tutto loro stessi e non posso fare altrimenti: ogni giorno è un vivere troppo bello, lo apprezzo tanto così come diversi miei compagni ed ex».

Un anno fa il passaggio da Claudio Ranieri a Davide Nicola: «Ranieri è stato fantastico e senza di lui non saremmo tornati dove siamo oggi», dice Pavoletti. «In pochi potevano prendere il suo scettro, anche per credibilità nei confronti della tifoseria e di noi giocatori, ma Nicola ci sta riuscendo. Ha dei valori molto semplici: ti guarda in faccia e ti dice cosa pensa». Un apprezzamento nonostante l'attaccante e capitano non sia titolare fisso: «Ha sempre un occhio di riguardo con me, molta attenzione anche al minutaggio che mi fa fare in campo. Non abbiamo mai discusso di questo».

Negli anni a Cagliari, Pavoletti ha dovuto superare alcuni gravi infortuni e la retrocessione del 2022. «Tornato dal secondo crociato ero fermo da un anno e mi ero ritrovato, per gerarchie, il terzo attaccante: è stato l'unico momento in cui ho pensato, a gennaio di quattro anni fa, di cambiare squadra ma solo per dimostrare che potevo ancora giocare in Serie A o B». Poi il passaggio da Di Francesco a Semplici: «Arrivò un nuovo allenatore che mi mise al centro del progetto, feci qualche gol e ci fu il lieto fine».

Pavoletti è rimasto e, a giugno 2023, ha segnato il gol a Bari decisivo per la promozione. Uno dei tanti pesantissimi e decisivi, spesso nei minuti finali: «È tutta la squadra che mi porta fin lì, io me la sono sudata fino all'ultimo. Ero addirittura arrabbiato alla fine della partita, nonostante avessimo vinto: ero entrato all'87', rischiavo di non riuscire nell'intento di riportare il Cagliari in Serie A. Ho giocato solo cinque minuti, ma sono contento di esserci riuscito».

Lo scorso 26 novembre, Pavoletti ha compiuto 36 anni. Nella scorsa stagione ha firmato un contratto fino al 30 giugno 2026 e dovrebbe essere il suo ultimo in carriera: «La prospettiva è questa. Finché sento il fuoco di voler entrare ed essere protagonista vado avanti. Ho ancora qualche obiettivo, come vincere il premio che viene dato al termine di ogni partita». Con la salvezza del Cagliari nel mirino: «Vorrei che fosse serena, non sempre alle ultime giornate. Ma siamo abituati e proveremo in tutti i modi, abbiamo buoni giocatori e anche chi è arrivato da poco come Caprile si è inserito al meglio».

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