È raggiante Leonardo Pavoletti dopo il match che, grazie alla sua doppietta, regala al Cagliari la prima vittoria stagionale.

Tre punti che pesano come valessero doppio, e in cui «si racchiude tutto l’amore per Cagliari», spiega Pavoletti questa mattina ai microfoni di Radio-Tv Serie A.

«Sembrava che la prima vittoria in Serie A aspettasse di nuovo me – racconta l’attaccante – . Ad inizio partita ero fiducioso di vincere, poi quando mi sono ritrovato in campo sul 3-2 mi sono detto che avrei dovuto metterci lo zampino. Sono quelle partite che possono dare il là ad una stagione diversa, ci mancava ritrovare queste sensazioni belle di cuore, di voglia, di caparbietà, è stata una vittoria cercata e voluta da tutti».

Quindi un curioso aneddoto sul suo rapporto con il padre. «Se mi fossi tolto la maglia nell’esultanza mio padre non me l’avrebbe perdonata – racconta – è molto severo, mi manda un papiro a fine partita. Lui è veramente il mio fuoco, a volte io non credo a quello che crede lui, mi vede ancora il Pavoletti da 20 gol ed è il mio motore. Ieri però mi ha riempito di complimenti. Mio padre giocava a tennis e lui era il mio eroe, infatti ho iniziato col tennis e solo a 10 anni mi sono dato al calcio. Poi in adolescenza ho provato anche il rugby e me la cavavo bene».


Quanto all’obiettivo della sua ultima stagione nel massimo campionato non ha alcun dubbio: «Il mio sogno sarebbe fare di tutto per far salvare il Cagliari e lasciare nel migliore dei modi. Stare qui è un regalo ogni giorno, il minimo che posso fare è dare il mio contributo con i gol e con la mia presenza nello spogliatoio, c’è tanto valore umano nella nostra squadra, un allenatore che non ha bisogno che lo presento io e un ambiente serio, non sarà facile ma possiamo farcela».


Quanto al suo ruolo «io vorrei sempre giocare – ha precisato Pavoletti – dico la verità, ma come faccio a dire al mister cosa fare che le indovina tutte? Mi faccio degli esami di coscienza, ad inizio stagione non ero in formissima, di solito il mio vero campionato parte ad ottobre, quindi sono in linea. Non mi sento ancora finito, credo di poter dare ancora qualcosa. La specialità dei colpi di testa? E pensate che ora salto con un ginocchio in meno. Non è mai quanto salti in alto, ma è il tempo e il modo a fare la differenza. Forse gli anni di tennis mi hanno insegnato la scelta di tempo».


Sui compagni di reparto «Zito (Luvumbo) sono sicuro che può fare bene. So che è molto attaccato al Cagliari, il suo sogno sarebbe portare il Cagliari a diventare una big. Credo che abbia potenzialità importantissime, deve capire che è un gioco di squadra, a volte con dei dribbling di troppo si stanca e con un uno-due può trarne vantaggio. Come tutti i ragazzi vanno guidati a saper sfruttare bene le sue potenzialità, ha velocità, è cattivo, tira bene, ha visione di gioco, ha tutte le caratteristiche. Ci sono tanti ragazzi bravi, che stanno entrando in condizione, c’è competizione ma è sana. È un gruppo già dall’anno scorso fondato su sani principi. Ieri mi sono trovato abbracciato da Lapadula, Shomurodov, Petagna, come se avessero segnato loro. E quando condividi gli stessi principi nello spogliatoio è sempre più facile, spero che inizino presto a segnare anche loro. Tra poco ci darà una mano anche Gianluca (Lapadula) che l’anno scorso ci ha portato in Serie A».

(Unioneonline/v.l.)

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