"Ho fatto due grandi errori nella mia vita: la Samp, perché nessuno è profeta in patria e non avrei dovuto lasciare Cagliari e la A. L'altro è stato quello della Nazionale".

Lo ha confessato l'ex ct azzurro Gian Piero Ventura, oggi alla guida della Salernitana, in un'intervista rilasciata a "La Gazzetta dello Sport".

"Portai il Cagliari in A lanciando molti giocatori per la gioia del mio amico Cellino: c’erano Muzzi, O’Neill, Mboma, Macellari, Zebina in un 3-5-2 molto mascherato. Non avrei mai dovuto lasciare Cagliari", ha spiegato il mister, ricordando le due stagioni sulla panchina dei rossoblù, tra il 1997 e il 199.

Nell'intervista è tornato a parlare del flop della sua esperienza in Nazionale: "Era gratificante dopo 34 anni di carriera. Ma adesso dico no, non avrei dovuto accettarla. C'erano problematiche a livello politico che non conoscevo. E poi sarebbe dovuto esserci Lippi come d.t. Dopo pochi mesi sono stato delegittimato e abbandonato. Non sono arrabbiato per i Mondiali persi - e comunque non li avrei fatti, mi sarei dimesso prima - ma per non aver creato i presupposti", dice Ventura.

Infine, ha spiegato i motivi che lo hanno portato a Salerno: "Mi ha chiamato Lotito, mi ha chiesto una mano per ricostruire in una grande piazza dopo tre anni difficili: proprio come trovai il Torino. Ho preso la patata più bollente della B, ci vuole tempo; abbiamo fatto uno dei ritiri migliori che ricordi perché ho tanti giocatori con voglia di rifarsi. Mi piacerebbe essere ricordato per aver riportato la gente allo stadio, non per aver vinto".

(Unioneonline/F)
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