L'eco di quel gol contro la Roma al 95' ancora rimbomba nella pancia della Sardegna Arena. L'ultima gioia di un'avventura intensa, forse troppo intensa per essere vissuta sino alla fine della carriera. "Sono innanzitutto un tifoso del Cagliari e quando le cose non andavano bene soffrivo troppo", ha rivelato di recente in un'intervista, un mix tra amarezza e dolcezza. È passato un anno esatto dall'addio al Cagliari di Marco Sau che - dopo l'anonima parentesi di cinque mesi con la Sampdoria - si è ripreso la scena con la maglia del Benevento, in Serie B, dove segna e comanda la classifica. Nella speranza di rientrare presto nel calcio che conta dalla porta principale, anche se quest'anno spegnerà 33 candeline.

TACCO E TRIPLETTA - Ha fatto parecchio rumore la tripletta all'Ascoli nell'ultima gara prima della sosta natalizia, in particolare il secondo gol, realizzato col tacco, una delle sue specialità (già l'aveva fatto col Cagliari all'Udinese e prima ancora ai tempi del Foggia, nel 2010, proprio contro il Benevento). Punto fermo, a prescindere dallo score realizzativo, della squadra di Pippo Inzaghi, capolista indiscussa del torneo cadetto con quindici punti di vantaggio sulla seconda. Una piccola-grande soddisfazione per il barbaricino dopo la (sofferta) separazione dal Cagliari di cui continua essere innamorato pazzo, e non potrebbe essere altrimenti.

LA LUNGA GAVETTA - Cresciuto a Tonara col mito del rossoblù, ha coronato il grande sogno che coltivava sin da bambino, sino a indossare addirittura la fascia da capitano. Anche se il passaggio tra la Primavera e la prima squadra non è stato affatto scontato e immediato, tutt'altro. La gavetta è stata lunga e insidiosa, tra Manfredonia, AlbinoLeffe e Lecco. La svolta nel Foggia di Zeman, in Serie C (20 gol), il vero trampolino di lancio nella Juve Stabia, l'anno successo in B (21). Da lì il ritorno a casa e l'inizio della favola rossoblù, durata sei anni e mezzo. In tutto 202 partite, 49 gol tra campionato e Coppa Italia e, ciliegina sulla torta, il battesimo azzurro con la Nazionale di Cesare Prandelli.

Marco Sau ai tempi del Cagliari (L'Unione Sarda - Max Solinas)
Marco Sau ai tempi del Cagliari (L'Unione Sarda - Max Solinas)
Marco Sau ai tempi del Cagliari (L'Unione Sarda - Max Solinas)

LA FAVOLA ROSSOBLÙ - E nemmeno il finale amaro è riuscito a oscurare momenti magici e indimenticabili: su tutti la doppietta all'Inter a San Siro e in generale le dodici perle confezionate il primo anno, la rovesciata a Vercelli che permise ai rossoblù di Rastelli di vincere per la prima volta nella storia del club un campionato di Serie B, ma anche il primo gol del Cagliari alla Sardegna Arena, contro il Crotone. Il passaggio alla Sampdoria proprio in chiusura dello scorso mercato invernale, il 31 gennaio. Anche se - di fatto - il suo ciclo nel Cagliari si era concluso un mese e mezzo prima, proprio con quel gol contro la Roma all'ultimo respiro, il colpo di coda (in nove contro undici) di una partita stregata e di una storia, quella sua in rossoblù, che si stava trascinando stancamente.

LA FINE DI UN CICLO - Nell'ultimo periodo non sembrava più lui. Insoddisfatto. Combattuto. Certo, non si risparmiava e si faceva un mazzo così per la squadra quando Maran lo chiamava in causa, anche in fase di non possesso. Ma faticava a trovare la via della rete. E l'aria si era fatta pesante attorno, come spesso accade - purtroppo - quando a faticare sono giocatori sardi. Cambiarla era diventato quasi inevitabile, per quanto doloroso.

LA PARENTESI ALLA SAMP - La seconda parte della scorsa stagione alla Sampdoria si è consumata nell'anonimato. Appena 5 presenze, per lo più spezzoni, in tutto 50 minuti. Troppa concorrenza là davanti, la squadra poi andava già alla grande e le gerarchie erano ormai consolidate quando è arrivato. Il modo peggiore, insomma, per rilanciarsi e asciugare le ferite. Così, quando alla sua porta ha bussato il Benevento, ha tentennato giusto qualche giorno, poi ha scelto di rimettersi in discussione tornando tra i cadetti.

LA NUOVA SFIDA - Premesse e speranze stanno trovando sfogo sul campo, anche se diversi acciacchi lo hanno frenato e condizionato in avvio e i numeri sotto porta (in tutto 5 gol) non sono quelli di un bomber seriale. Già vivere un campionato di vertice (praticamente dalla prima giornata) ha reso meno traumatico il cambio di categoria. La tripletta contro l'Ascoli poi lo ha ripagato interamente della scelta (rischiosa) fatta in estate. Una serata speciale e cruciale. Quel giorno Sau non ha battuto solo la formazione marchigiana, ha vinto anche la sfida con sé stesso. Di nuovo protagonista, anche se lontano dall'Isola. E a 32 anni vuole provare a scrivere un altro capitolo importante della sua storia nel pallone.
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