Quando passi una vita a imbastire, dribblare, smistare e segnare gol, diventa difficile dismettere quella maglia da leader. In realtà Giuliano Zaccolo, registrato 72 anni fa all’anagrafe di Venezia ma sardo a tutti gli effetti, sembra essere nato con la fascia di capitano al braccio. E oggi quando lo incontri ad Arborea dove vive, ti accorgi che nonostante le primavere non ha perso nulla di quella grinta.

La voglia di non darsi per vinto, nel rettangolo disegnato dalla polvere di gesso, è la sua cifra. L’ha trasmessa sempre e ovunque. Da giocatore prima e allenatore poi.

Anche alle centinaia di ragazzi a cui per oltre 30 anni ha insegnato il gioco più bello al mondo, alla Pgs Arborea. Tra questi, due nomi: Mattia Gallon e Paolo Dametto, calciatori che hanno esordito in serie A col Cagliari.

LA SCELTA - Tecnica mista a intelligenza e mentalità dirompente, ecco l'identikit di Zaccolo. Tanto che all’inizio degli anni Settanta Alvaro Amarugi, suo presidente a Iglesias in serie D, prima di prendere la guida del Cagliari, si è trovato sul tavolo l’opzione della Lazio interessata a quel centrocampista di Cagliari di 23 anni. "Non ero convinto, avevo già il lavoro e non me la sono sentita di fare quel salto. Chissà...". Rimpianti? "Ma no, sono rimasto qui e ho avuto la possibilità di realizzarmi".

Tra i suoi idoli De Coubertin è sempre stato un po’ sbiadito. «Quando giochi o alleni, hai sempre un obiettivo da raggiungere, devi averlo». È il suo credo. Da quando ragazzino calpestava la “grattugia” in terra battuta dei salesiani in piazza Dante a Cagliari (oggi piazza Giovanni XXIII), sino ai campi in erba tra i semiprofessionisti. E infine da allenatore.

CRESCERE COL PALLONE - "Lo sport è fondamentale per i ragazzi. Trasmette valori che non scadono mai: educazione, lealtà, rispetto. Ti fa maturare. Ieri come oggi".

C'è l'amicizia. Quella dentro e fuori dal campo che lo ha legato a molti campioni del Cagliari. Nené, in particolare, allenatore di Alessandro Zaccolo, fratello di Giuliano e giocatore rossoblù.

DALLA FERRINI - Non nasconde il suo entusiasmo per aver militato con storici club: sei anni alla Ferrini, presidente Piero Polese. Sei anni a Iglesias: arrivò nel ’68 chiamato da Pupo Gorini, allora allenatore, e dal presidente Pasqualino Cortese. Otto anni alla Tharros e due a Macomer. «Arrivai a Oristano quando Amarugi trasferì in blocco dal Monteponi 8 giocatori». Oltre a Zaccolo approdano: Enrico Rais, Peppino Incani, Tonio Grodino, Antonio Degortes, Gianni Piccotti, Antonello Helies e Dante Romano. Uno squadrone che vince e vola in serie D.

Il cuore biancorosso non ha mai smesso di battere neppure oggi. Assieme ad altri ex calciatori della Tharros Zaccolo è impegnato a sostenere il lavoro di ricostruzione della società, messo a punto dal presidente Antonio Mura. L’obiettivo è riportare la squadra, oggi in Prima, ai fasti di un tempo e rigenerare quella tifoseria che gremiva lo stadio.

SESSANT'ANNI DI PALLONE - Da allenatore ha esordito a Terralba. Poi San Gavino, Guspini, Sanluri, Tharros, Macomer, Arborea, Arcidano.

Oggi i ricordi delle domeniche pomeriggio passate in campo sono leggeri quanto composti. Mai sopra le righe, come quel ragazzo che 14enne da piazza Dante partiva alla conquista delle sue vittorie.

Innamorato del pallone, sempre, da quasi 60 anni.

Roberto Ripa
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