Zero gol subiti. Nel pareggio interno del Cagliari con la Lazio (0-0), la vera notizia è che la difesa rossoblù non ha incassato gol dopo 24 partite.

Era dal 3-0 interno con l'Atalanta che non capitava e averlo fatto contro una delle squadre meglio attrezzate dal punto di vista offensivo, che veniva da quattro vittorie di fila e che si presentava con un tridente da paura (Keita, Immobile, Felipe Anderson) va a merito dell'organizzazione di gioco del Cagliari. Un po' è stato come se Massimo Rastelli avesse voluto proseguire, anzi rigiocare, la gara di Firenze, sperando in un esito diverso.

Senza Borriello (e Melchiorri) e Barella, il tecnico ha anche perso Dessena dopo otto minuti. Il giovane Faragò ha provato a fare la sua parte, pur con i limiti di un giocatore arrivato dalla B.

Eppure, non soltanto il Cagliari ha tenuto, ma ha anche sfiorato, come era capitato a Firenze, il colpo grosso.

In evidenza il pacchetto centrale difensivo, con Rafael sicuro almeno quanto Pisacane e Bruno Alves, anche il centrocampo ha retto bene in fase di contenimento, pur concendendo molto spago ai biancocelesti (8 corner).

Nel finale, con l'inserimento di Farias al posto di Sau (cambio fischiatissimo), i rossoblù hanno anche provato a vincerla.

Ecco, se un appunto si deve fare a Rastelli è forse di non averci creduto o ai giocatori di non essere riusciti (Padoin, Farias e Joao Pedro avrebbbero potuto) a buttare il rete il pallone da tre punti. Ma forse la coperta è corta e oggi si può festeggiare, più che il punto che allontana ulteriormente la zona retrocessione, il mantenimento della porta inviolata. Il termine non è casuale: il gol di Kalinic brucia ancora.

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