Ha ereditato la Primavera del Genoa da Alberto Gilardino e l'ha portata in testa al torneo Primavera 2 e in semifinale di Coppa Italia di categoria.

Ma Alessandro Agostini, oggi ospite a “Il Cagliari in diretta”, su Videolina e Radiolina, ha una ferita che non si rimargina. Perché Cagliari e il Cagliari sono sempre nel cuore, ma il finale della scorsa stagione non si dimentica. «Amo Cagliari e i suoi tifosi, ma la gente non può capire cosa ho provato».

Sono passati mesi, ma la retrocessione in B e la semifinale con l'Inter della Primavera rossoblù è un macigno. Anzi: «Sulla testa e sulle spalle è come se mi fosse caduto addosso un grattacielo. Mi sono sentito addosso le responsabilità della retrocessione e della semifinale della Primavera, non so neanche come ho fatto a sopravvivere. Una cosa così non la auguro a nessuno, ho paura anche solo a ripensarci».

Il pensiero va a quella maledetta sera a Venezia: «Per dodici mesi il Cagliari ha cercato nelle sue disgrazie un colpevole e a Venezia lo ha trovato ed è stato Agostini, che non era un allenatore pronto, ha messo male la squadra, ha sbagliato le sostituzioni. Mi sono sentito dire che ho fatto dei disastri sportivi. Sono stato offeso, cacciato... Ma va bene così, quel che ho fatto lo rifarei».

Il sorriso torna pensando ai suoi ragazzi: «È stato bello vedere Kourfalidis e Luvumbo in campo nella partita contro il Genoa. Con Zito abbiamo lavorato tanto, alla fine si è creato un legame forte, con lui ci capivamo al volo anche solo guardandoci. Kourfalidis per me era un titolare, il nostro capitano, il punto di riferimento soprattutto nello spirito e nel modo di comportarsi per gli altri ragazzi».

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