Kyrie Irving tira dritto.

La stella dei Brooklyn Nets, all’indomani della decisione della sua squadra di non farlo allenare e giocare finché non si vaccinerà, fa sapere che è disposto a perdere una barca di soldi (si parla di ben 16 milioni di dollari) e a rischiare di saltare gran parte della stagione pur di non farsi somministrare la sua dose anti-Covid.

Il campione di basket non vuole essere definito “no-vax”, ma è diventato il principale frontman di quel 10% di giocatori di basket non vaccinati. Lui sostiene di rifiutare il vaccino per motivi del tutto personali, che però non chiarisce: "Faccio solo ciò che è meglio per me, per il mio corpo. Io non sono un sostenitore né di chi si vaccina né di chi non vuole farlo, tutti sono liberi e rispetto le loro scelte", ha detto, quasi cercando di scrollarsi di dosso il sostegno della destra repubblicana.

"Io non avrei mai voluto dover lasciare la mia passione per via di questo obbligo – ha scandito in una diretta Instagram -. A volte però bisogna prendere delle decisioni che possono metterla a repentaglio. Quel che succede è più grande del basket".

Per il coach Steve Nash e il general manager Sean Marks: “Irving ha fatto una scelta personale che rispettiamo, ma questa scelta limita la sua capacità di essere un membro a tempo pieno della nostra squadra, e noi non permettiamo a nessuno di partecipare part time”. Secondo le regole in vigore a New York in luoghi pubblici come il palazzetto del Barclay's Center possono entrare solamente persone pienamente vaccinate.

Nell'altro grande campionato professionistico Usa, la Nfl, i non vaccinati sono una percentuale ridotta. Pochissimi anche nella Nhl: solo quattro su un totale di 700. Diversa la situazione per tante star di sport individuali e non di contatto, come il tennis o il golf, dove la resistenza al vaccino resta ancora alta.

(Unioneonline/D)

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