Paure e angoscia per una vita che letteralmente "sta cadendo a pezzi" giorno dopo giorno, a soli 41 anni: la drammatica confessione è dell'ex capitano della nazionale gallese di rugby, Ryan Jones, a cui pochi mesi fa è stata diagnosticata una forma di demenza allo stadio d'esordio.

È l’ultima testimonianza di una lunga serie di ex rugbisti professionisti che, a seguito dei colpi violenti subiti nel corso della carriera, hanno sviluppato forme più o meno aggressive della malattia neurodegenerativa dell'encefalo.

"Sento che il mio mondo sta andando in pezzi - il racconto al Times di Jones, 75 caps con il Galles, e membro della squadra dei Lions nel tour 2005 -. Ho davvero paura perché ho tre figli, e altri tre della mia compagna, e voglio essere un papà fantastico. Ho vissuto 15 anni della mia vita come un supereroe, ma non lo sono. Non so cosa mi riserverà il futuro".

Lo scorso dicembre Jones ha ricevuto la diagnosi di encefalopatia traumatica cronica (CTE), una malattia progressiva degenerativa del cervello che può verificarsi dopo un trauma cranico ripetuto.

"Sono il prodotto di un ambiente che è tutto incentrato sulle prestazioni umane – il suo sfogo -. Vorrei solo condurre una vita felice, sana e normale, ma sento che qualcosa mi è stato portato via, e non c'è nulla che possa fare. Non posso allenarmi più duramente, non posso fare l'arbitro, non so più quali siano le regole del gioco".

Jones si è ritirato nel 2015, negli ultimi anni ha sofferto anche di depressione prima di cominciare ad accusare problemi di memoria che via via si fanno sempre più gravi. Si dice "terrorizzato" perché "non so come starò tra due o tre anni, nessuno può dirmi se questi episodi di mancanza di memoria dureranno una o due settimane, o magari saranno permanenti".

Impotente di fronte a un declino che gli appare inarrestabile, per questo l’ex capitano gallese chiede che i vertici del rugby facciano qualcosa: "Il rugby sta camminando verso il baratro, con gli occhi chiusi: è una situazione catastrofica".

(Unioneonline/L)

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