Rivolta del popolo di Will Smith dopo la decisione dell’Academy, che lo ha escluso dagli Oscar per i prossimi dieci anni dopo lo schiaffo al comico Chris Rock in diretta tv durante la cerimonia degli Oscar.

Una punizione “sproporzionata”, per alcuni addirittura “razzista” contro l’attore di King Richard.

Tutti i commenti in rete evidenziano “l’ipocrisia” di Hollywood, perché misure così drastiche non sono state prese in particolare contro i “predatori bianchi”.

Harvey Weinstein, condannato a 23 anni di carcere dopo aver stuprato un’ottantina di donne, o Roman Polanski. In realtà Weinstein e Polanski, come Bill Cosby, sono stati espulsi ai tempi del #MeToo.

Per Will Smith, che cospargendosi il capo di cenere aveva già restituito la tessera dell’organizzazione, è scattato solo il “disinvito” decennale, con la clausola che l’attore potrà comunque continuare ad essere candidato e nel caso persino vincere l’Oscar. Ma senza ritirarlo.

Una vera e propria litania di nomi mai trattati allo stesso modo. Mai estromessi nonostante accuse di molestie sessuali o di violenze sulla partner ed espressioni antisemite:  Kevin Spacey, Casey Affleck, Woody Allen, James Franco, James Toback, Dustin Hoffman, Mel Gibson.

Anche il commentatore britannico Piers Morgan ha attaccato a testa bassa l’Academy, usando il caso Polanski: “Nel 2003 (il regista aveva 70 anni, ndr) gli hanno dato l’Oscar per ‘Il Pianista’ nonostante a 44 anni avesse drogato e stuprato una tredicenne”.

Polanski è latitante dal 1978: dopo essersi dichiarato colpevole per cinque dei sei capi di imputazione, fuggì dagli Usa prima della sentenza e ad accettare il premio "a nome dell'Academy" fu l'amico Harrison Ford che glielo consegnò nella sua casa di Parigi.

(Unioneonline/L)

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