Vincono l'Italia, le donne, il cinema del reale e il dramma grottesco alla 79esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, dove ottiene il Leone d'oro l'unico documentario in concorso, “All the beauty and the bloodshed” della regista Laura Poitras, storia della fotografa Nan Goldin e della sua lotta militante contro la famiglia Sackler della Purdue Pharma.

Ma vince anche l'Italia che parla inglese, ovvero quella di Luca Guadagnino con "Bones and all”, coming age cannibalico-identitario, che si porta a casa ben due premi: il Leone d'Argento per la migliore regia e il premio Marcello Mastroianni andato all'attrice Taylor Russell.

Leone d’argento - Gran Premio della Giuria, secondo per importanza, è andato a “Saint Omer” ancora firmato da una regista donna, Alice Diop, che ha vinto anche il Leone del futuro - premio Venezia opera prima "Luigi De Laurentiis". Una storia, quest'ultima, tutta al femminile con il racconto di un fatto vero che ha sconvolto la Francia nel 2016 quando una senegalese fu accusata di aver ucciso la figlia di quindici mesi, abbandonandola su una spiaggia del nord della Francia.

Per “Gli orsi non esistono” di Jafar Panahi, denuncia senza troppi sconti al regime iraniano e considerato da tutti il film da battere, il premio speciale della giuria, riconoscimento certo importante ma forse non abbastanza per dare un segnale forte all'Iran che tiene prigioniero Panahi per motivi artistici.

A parte Guadagnino è doppietta più che meritata per “Gli spiriti dell’isola” di Martin McDonagh (il regista di “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”) grottesca e allegorica commedia noir con lo straordinario duetto tra Colin Farrell e Brendan Gleeson, ex amici, ma ora in lotta tra loro per motivi futili ma che non mancheranno di portare all'estrema violenza (non a caso sullo sfondo la Guerra civile del 1923). Per il film, che a volte sembra un western, è stato anche premiato con la Coppa Volpi Colin Farrel.

La Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile è andata, più che meritatamente, a Cate Blanchett per il film “Tár” di Todd Fields. L'attrice australiana interpreta Lydia, una grande direttrice d'orchestra omosessuale di Berlino che a un certo punto si ritrova nel mirino di uno scandalo. 

(Unioneonline/v.l.)

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