“Springsteen - Liberami dal nulla”: ecco il biopic sull’idolo del rock
Il film nelle sale italiane. La star spiega il legame tra la pellicola e la sua salute mentalePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Considerato senza esitazioni tra i i titoli più interessanti della stagione, il biopic “Springsteen - Liberami dal nulla”, ispirato ai racconti personali del cantautore americano Bruce Springsteen, si appresta a debuttare nelle sale italiane il 23 ottobre.
Le anteprime in corso nei più importanti festival internazionali confermano l’eccellente lavoro compiuto da Scott Cooper, sia nell’adattamento sia nella direzione artistica; oltre a mostrare un Jeremy Allen White in pieno stato di grazia, come forse non era mai capitato di vedere prima.
Tratto dal libro di Warren Zanes “Deliver Me from Nowhere: The Making of Bruce Springsteen's Nebraska”, il film pone l’accento su una fase specifica della vita del musicista, risalente al 1982, periodo in cui la consacrazione a star internazionale lasciava spazio a crisi depressive, frutto dell’ansia per il futuro e dei traumi ancora irrisolti del passato.
In questo momento della carriera, il Boss sublimò i propri fantasmi in un processo creativo che diede vita all’album “Nebraska”, ritenuto una delle sue opere più introspettive e realizzato con il solo ausilio di una chitarra acustica e di un registratore a quattro tracce, per catturare in modo diretto e autentico i sommovimenti del suo animo.
Durante la presentazione del film alla Festa del Cinema di Roma, il protagonista Jeremy Allen White, affiancato da Cooper, ha risposto così all’eventualità di una possibile candidatura agli Oscar: “Nello stesso modo in cui Bruce ha realizzato Nebraska, non penso ci si possa concentrare sul risultato di qualsiasi cosa si faccia. Se siamo abbastanza fortunati da attirare quel tipo di attenzione, questo sarà un bene perché darà maggiore luce al film e molte più persone lo vedranno. Ma non voglio focalizzarmi su questo”.
Sull’incredibile fortuna di aver potuto realizzare un film ispirato alla biografia di Springsteen, dopo i continui rifiuti avvenuti in passato per molte altre proposte, Cooper ha dichiarato: “Ha sempre detto di no, fin dal 1986. Non ha mai ceduto la sua storia agli altri, specie quella di Nebraska. Jon Landau, il suo storico manager, mi ha detto: questa è la prima volta in cui Bruce lascia il volante a qualcun altro. Bruce è un cinefilo e aveva visto tutti i miei film. Mentre Jon è un ex critico. Sono persone che conoscono il cinema, così per la prima ora della nostra conversazione abbiamo parlato di vita e altri film. Solo dopo siamo arrivati a parlare di questo ed è stato un rapidissimo sì, di cui sono molto felice. Ma questo ovviamente comporta tantissima pressione, anche se è molto gratificante”.
Ospiti pochi giorni fa del programma “Che Tempo che Fa”, condotto da Fabio Fazio, il duo Springsteen/Allen White ha intrattenuto il pubblico in studio e i telespettatori con alcuni interessanti approfondimenti. Soffermandosi sull’epoca descritta nel film, Il cantante ha confessato senza esitazioni: “Quel momento ha rappresentato una grande transizione per la mia salute mentale e per la mia vita. Non so se raccontarlo nel film sia stata una scelta coraggiosa. Abbiamo raccontato il momento in cui ho inciso Nebraska, uno dei miei album preferiti, perché volevamo dare più dramma e più musica al mio personaggio”.
E, svelando il segreto di un successo che ancora oggi lo consacra tra le più importanti rockstar di tutti i tempi, ha aggiunto: “Ho sempre cercato di seguire la mia musa, la musica. La cosa più importante, per me, è capire cosa farò. Non mi preoccupo se il mio album avrà successo o meno. Mi interessa dare verità al mio pubblico perché la mia anima sta col mio pubblico. Questa è la mia vita, questo è il motivo per cui faccio e sono un artista”.
Impegnatosi anima e corpo per incarnare nel modo più fedele possibile la figura del Boss, Allen White ha ammesso di aver dato il massimo per entrare nella sua psiche e comprendere da vicino il suo mondo: “Non è stato facile calarsi nei panni di Bruce. Ho sempre ammirato lui e la sua arte. So quanto è amato dal pubblico di tutto il mondo, ci sono molto idee intorno a lui. Ho dovuto trovare il mio modo di capirlo da giovane, quando era trentenne e iniziava a diventare ciò che è oggi”.
Confermando che l’epoca descritta nel film è quella che meglio rispecchia i travagli personali di Springsteen, ha aggiunto: “Quello è stato il periodo della sua vita dove è davvero iniziata la sua carriera. Quindi sono partito da lì per capire il suo passato e il suo presente. Questo è stato importantissimo. Sentivo l'enorme responsabilità del ruolo e volevo rendere giustizia alla storia di Bruce, alla sua vita e a tutte le persone che lo amano e lo seguono da decenni”.
Giovanni Scanu
