Dopo il blitz di Chiara Ferragni agli Uffizi, che non ha mancato di suscitare polemiche e prese di posizione fra chi ha elogiato il fatto che la visita sia servita a invogliare a fare lo stesso moltissimi giovani e chi invece ha parlato di volgare mercificazione della cultura, a sceglie un museo come splendido sfondo da rilanciare poi sui social è Mahmood.

Il cantante di origini sarde ha infatti di recente pubblicato il video del suo singolo "Dorado", tutto ambientato nel museo egizio di Torino.

"Volevo un posto che raccontasse che la vera ricchezza non sono i soldi o i macchinoni - spiega oggi in un'intervista rilasciata al Corriere - ma le tue origini. Con il regista Attilio Cusani, abbiamo provato a immaginare un luogo quasi sacro. Ci è venuto in mente quel museo. Non c'ero mai stato, siamo andati a vederlo in incognito. Ho respirato subito un'aria di storia gigantesca, enorme. Abbiamo avuto l'idea di mettere nella teca non la collana più preziosa, ma la mia collana regalo di battesimo, che ha un ciondolo con la testa di Nefertiti: simboleggia che la vera ricchezza sono le nostre origini, la cultura da cui veniamo".

"Per me - prosegue Mahmood - che sia un quadro, un video o una canzone, si parla sempre di arte. Sono mondi artistici che possono sembrare agli antipodi, ma messi insieme, funzionano. E funziona se serve a far capire ai ragazzi che la storia è stilosa, ricca di cose belle. La Sfinge è elegante. La Sala delle Statue dove il direttore Christian Greco mi ha permesso di ballare rende il mio messaggio molto più potente".

Quanto a Chiara Ferragni precisa: "Non è andata a fare una festa, non ha rovinato niente e, anzi, credo che abbia dato un sostegno utile. Se la sua visita serve a invogliare qualcuno ad andare, che c'è di male?" .

E sulla scarsa frequentazione dei musei da parte dei giovani, sottolinea: "Credo che manchi l'abitudine. Io ho avuto la fortuna di avere una mamma che, fin da piccolissimo, mi ha fatto visitare tutti i più importanti. In Egitto, invece, a otto anni, al Museo del Cairo, rimasi affascinato dagli ori di Tutankhamon, dalla bellezza di tanti manufatti di migliaia di anni fa. Tante volte, crescendo e guardando un'opera, ho sentito una morsa allo stomaco. Sento che fuori, nelle strade, nelle piazze, tutto cambia, ma in quelle sale, in certi quadri o sculture, c'è qualcosa di più grande che resta".

(Unioneonline/v.l.

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