Ve lo ricordate nei panni di Alberto Tomba, quando lo sciatore era il mito di tutti gli italiani, o in quelli dell’automobilista perennemente arrabbiato? È con quei due personaggi cult che Gioele Dix si è fatto conoscere al grande pubblico televisivo. Comico, cabarettista, attore, drammaturgo, regista teatrale e anche scrittore, l’artista milanese, all’anagrafe David Ottolenghi, 66 anni, ha fatto divertire intere generazioni, senza mai tralasciare il suo grande amore per il teatro perché «ogni sera è una cosa nuova, un’emozione diversa».

Adesso è in scena con “La corsa dietro il vento”, il nuovo spettacolo ispirato ai racconti di Dino Buzzati di cui firma anche drammaturgia e regia. Con lui sul palco la deliziosa attrice Valentina Cardinali. E in questo inedito viaggio teatrale Gioele Dix, ispirandosi appunto ad atmosfere buzzatiane, parla anche di se stesso, dei suoi gusti, della sua inquietudine, delle sue croniche insofferenze.

La pièce farà tappa anche in Sardegna per cinque date della Grande Prosa targata Cedac. Si comincia martedì 22 novembre al teatro Tonio Dei di Lanusei e poi mercoledì 23 al teatro Garau di Oristano, giovedì 24 al padiglione Tamuli ex caserme Mura di Macomer e venerdì 25 al teatro comunale di San Gavino Monreale tutti con inizio alle 21. Sabato 26 invece al teatro Bocheteatro di Nuoro si comincia alle 20,30. 

Ci racconti Gioele, “La corsa dietro il vento” è ispirato a Buzzati?
«Sì, a molti dei suoi racconti. Lui era prima di tutto in cronista, un giornalista, quindi aveva questa grandissima capacità di raccontare la realtà, con una vena poi di narratore che metteva soprattutto nei racconti».

Lei lo ama da tempo...
«Già lo scorso anno ho fatto audio libri con alcune delle sue opere più importanti. Conoscevo già i suoi racconti e mi ero detto che prima o poi li avrei messi in scena. Il teatro è una grande palestra per la letteratura di qualità, è un bellissimo esercizio. Ho fatto un lavoro di selezione, anche dolorosa, stando molto fedele alla trama. Lui racconta in genere vicende molto riconoscibili, dove c’è sempre un elemento di mistero e di sospensione». 

Ma ce lo dice come è nato il personaggio dell’automobilista?
«È nato dalla mia esperienza personale in automobile. Io sono così, un po’ esasperato. Quando ero più giovane soprattutto, adesso sono un po’ diverso, più saggio e più rassegnato. È un personaggio che ha colto una delle nevrosi contemporanee». 

Le scoccia che ancora la identifichino con quel personaggio?
«No, no, anzi mi fa molto piacere. Se sarò ricordato per quello sarò felice. Spesso capita che in qualche trasmissione qualche giovane cerchi di fare qualcosa di simile e tutti a dire “non ti mettere in quella cosa lì che ha fatto Gioele Dix”. Sono come la settimana enigmistica che vanta innumerevoli tentativi di imitazione!». 

E Alberto Tomba invece?
«Ha dimostrato di stare al gioco, è stato un grande sportivo. Peccato si sia ritirato».
 

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