Quentin Tarantino: «Ecco i miei tre film migliori»
In attesa dell’uscita di “Le avventure di Cliff Booth”, il grande regista delinea il podio delle sue opere(Ansa)
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Siamo tutti impazienti di scoprire cosa ci riserverà il ritorno del maestro Quentin Tarantino alla regia. Nel frattempo, dopo aver abbandonato i lavori su “The Movie Critic” - ammettendo pubblicamente di aver perso l’entusiasmo già nelle fasi di pre-produzione e constatando, dopo la stesura definitiva dello script, che il progetto mancava del fascino sperato - ha lasciato tutti a bocca aperta il suo coinvolgimento in “Le avventure di Cliff Booth”: sequel di “C’era una volta a… Hollywood” che, per la prima volta, vedrà un’inedita collaborazione tra Tarantino, impegnato nella sceneggiatura, e il pluripremiato David Fincher, qui in veste di director.
A rendere il progetto ancora più intrigante è stata la scelta di Brad Pitt come protagonista. Dopo averlo ammirato nel film del 2019, lo vedremo tornare nei panni Cliff Booth, l’eccentrico stunt-man che gli è valso l’Oscar per il miglior attore protagonista. La storia sarà ambientata otto anni dopo gli eventi del film precedente e verrà realizzata in esclusiva per Netflix. Accanto a Pitt, nel cast troveremo Yahya Abdul-Mateen II, Elizabeth Debicki, Carla Gugino, Scott Caan, Corey Fogelmanis e Timothy Olyphant. Pur non avendo ancora una data d’uscita ufficiale, il film dovrebbe approdare sulla piattaforma - secondo i piani attuali - nell’autunno del prossimo anno.
Proprio sul tema della distribuzione, Tarantino è intervenuto durante il podcast The Church of Tarantino, dichiarando apertamente che il titolo potrebbe non limitarsi al piccolo schermo, ma arrivare anche nelle sale cinematografiche. Anche considerando che il modello di Netflix non prevede lunghi periodi di permanenza al cinema, il regista non ha escluso questa possibilità, commentando senza esitazioni: “Beh, potrebbe succedere”.
A sostegno della fruizione in sala, Tarantino ha ricordato l’impatto positivo ottenuto da “C’era una volta a… Hollywood”: “Guardare il film in una sala piena e con un pubblico entusiasta per tre weekend consecutivi è stato qualcosa di unico. Se non fosse successo, se nessuno fosse venuto, non avrebbe avuto lo stesso significato”. Non meno rilevante il fatto che “Le avventure di Cliff Booth” sarà film col budget più alto mai legato al suo nome, con un investimento di circa cento milioni di dollari.
Inevitabilmente, al cineasta è stato chiesto perché abbia scelto di concentrarsi unicamente sul ruolo di sceneggiatore e produttore, affidando la regia a un collega fidato. A questo proposito, ha spiegato: “Era come camminare ancora sullo stesso terreno che ho già percorso. Non c'era un soffitto contro cui sbattere la testa del mio talento. La cosa mi ha un po' demotivato man mano che andavamo avanti, finché non ho deciso di mollare tutto”.
Un’altra ragione fondamentale è stata la ricerca di nuovi stimoli e sfide, in vista della realizzazione del suo ultimo film, che desidera all’altezza della sua carriera. Pur non potendo presenziare tutti i giorni sul set, non ha mancato di garantire al progetto l’apporto necessario: “Mi sposto avanti e indietro tra qui e Israele, quindi non sarò sul set tutti i giorni. Ma ci sarò se avranno bisogno di me”.
Tornando invece a “The Movie Critic”, il maestro ha voluto chiarire più apertamente le motivazioni della rinuncia. A suo avviso, il film risultava troppo simile al precedente, e ricreare ancora una volta la Los Angeles dell’epoca non sarebbe stato altrettanto stimolante. Sebbene dunque il soggetto sembrasse promettente, restavano ancora molti dubbi: “La sfida era: posso trasformare la professione più noiosa del mondo in una storia appassionante? Chi vuole davvero vedere un film o una serie su un critico cinematografico?”.
Infine, sul film che considera il più riuscito della sua filmografia, Tarantino non ha esitazioni: al primo posto mette “Bastardi senza gloria”, seguito da “C’era una volta a… Hollywood” come opera più personale e da “Kill Bill Vol.1” come quella dal tocco più “tarantiniano”. Vale la pena ricordare, tra l’altro, che in origine, “Bastardi senza gloria” avrebbe dovuto essere una miniserie di sei episodi, ma fu il collega Luc Besson a fargli cambiare idea, dicendogli: “Tu sei una delle poche persone che fa film che mi spingono a uscire di casa e mi stai dicendo che devo aspettare cinque anni prima che accada di nuovo?”