Il cinema, il grande cinema, oggi per noi ritorna graficamente al suo grado zero: la scrittura.

Uno splendore potente e al contempo discreto, riconoscito dall'accademia del cinema italiano nella classicità teatrale e nella forza arcaica nel testo de "La stoffa dei sogni", scritto a sei mani da Gianfranco Cabiddu, Ugo Chiti e Salvatore De Mola.

Per il regista cagliaritano è un trionfo.

Tra le nove candidature ottenute - un traguardo di per sè storico - il film di Cabiddu, ambientato interamente in una seducente e fiera isola dell'Asinara che fa da palcoscenico a guardie, criminali, attori e giovani amanti immersi in un limbo shakesperiano, ha trionfato in quella più importante: migliore sceneggiatura adattata, regalando il David di Donatello alla Sardegna per una categoria nuova di zecca.

Infatti, sulla scia di quanto accade già nei principali premi internazionali, è la prima volta che ai David la sceneggiatura si scinde in due, distingundo opere originali e adattamenti creativi.

Un grande risultato che ha permesso a un emozionato ed emozionante Cabiddu di ritirare la statuetta, riportando l'attenzione, nel breve discorso di ringraziamente, all'autentica anima del suo film: "Quel teatro che del cinema è ingombrante, severo e generoso padre nobile".

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