«Togliamo la puzza che non c’è». Proviamo. Benito Urgu se ne esce con una delle sue per raffreddare il can can scatenato sui sociali, e non solo, sulla battuta del figlio Davide dei sardi pastori che puzzano.

Lo sfogo

«Mai detto una cosa del genere, mi dispiace moltissimo che una battuta fatta tra l’altro da un pastore vestito in costume altoatesino e non sardo possa aver scatenato tutta questa buriana. Qualcuno può mai pensare che proprio io che ho girato per 35 anni la Sardegna con mio padre, possa aver detto o solamente pensato una cosa del genere? Ma non scherziamo, si è voluto amplificare una battuta che non c’era, che non toccava la Sardegna ma anche altre regioni d’Italia. Ma al limite mi sarei aspettato che si fossero incavolati i pastori dell’Alto Adige ma non i sardi che c’entravano solamente perché io sono sardo. Non capisco».

Ah, i social!

Benito e Davide, padre e figlio, si interrogano davanti al gran camino che sputa caldo quanto i social che sulla “puzza” stanno girando al massimo. Benito, da artista navigato, conosce i tempi di entrata e di uscita, quando abbassare e quando alzare i toni: «Ho iniziato la mia carriera facendo il pastore sardo, l’ho raccontato in lungo e in largo e in tutti i dialetti dell’Isola. Ancora adesso faccio in tivù a “Italia uno” con Chiambretti il sardo tifoso del Cagliari incavolato con Mazzarri e altri. Ma tutto si fa per ridere, anche Davide l’ha fatto per quello ma non nei termini che è stato amplificato nel social. Non voglio incolpare nessuno ma io difendo mio figlio che non ha fatto niente di male, voleva solamente far divertire gli spettatori».

La cronaca

Davide confessa davanti a Benito e al cronista tutta la storia, minuto per minuto. «Molto semplice. Mi chiamano a Milano per fare alcuni lanci a “Paperissima Sprint”. La scenetta fuori programma del puzzolente è stata improvvisata. Uno chiede “Ite novas?”. La presentatrice Roberta Lanfranchi (con il naso tappato) e il Gabibbo attribuiscono la puzza presente in una malga alla presenza del pastore di origine sardo – Davide Urgu, appunto – che “si lava una volta ogni lustro”. Io vestivo non da sardo ma, forse, da pastore altoatesino. Mi chiedo: cosa c’entrava il sardo che non ho mai citato. La scenetta può piacere e non piacere ma non volevo e non ho mai offeso nessuno. Non sono solo dispiaciuto ma addolorato, a tutto avrei pensato meno che si arrivasse a tanto. È giusto che ci sia chi manifesta dissenso o consenso, non ho offeso nessuno e di questo ne sono convinto al contrario di qualcuno che scrive commenti che non si possono commentare. Il fatto che la scenetta abbia scosso qualcuno mi fa malissimo, voleva solo far sorridere e invece ecco qui a dovermi difendere del nulla».

Quanto veleno

Benito tenta di tirarlo su: «Si sono attaccati quelli che normalmente non hanno un cavolo da fare, ma quando mai per una battuta tra l’altro da altoatesino si possa mettere in piedi tutto questo circo. Ho fatto il sardo in mille modi, il sardo basso e quello che tira pistolettate ai cartelli stradali. In quell’occasione mi scappò che era la scrittura per i non vedenti. Alcuni si sono offesi, ho spiegato che era una battuta e capirono. Oggi è tutto un avvelenamento, la gente non sa più ridere forse non hanno tutti i torti ma la puzza che c’è in giro è ben diversa da quella ironicamente fatta nella trasmissione televisiva». Insomma, da Urgu padre e Urgu figlio tante scuse ma anche difesa a tutto campo, senza artiglieria pesante ma con la leggerezza dell’ironia mista a amarezza «per non essere stato capito» come continua a ripetere Davide Urgu. Benito con una battuta apre e con un’altra chiede: «Ma ti sei mai chiesto chi spara i cartelli stradali?». Francamente no. «Giovanni Braille». Beh, se l’inventore della scrittura per non vedenti non è Giovanni ma Louis Braille. «Ma dai è una battuta per ridere mih!».

Antonio Masala

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