«In Spagna mi ha salvato dal Covid-19 la mia amica medico, Eta» Le parole sono di Marcello Caschili, ingegnere trentanovenne cagliaritano che dieci anni fa ha coronato il sogno di aprire un locale nel centro di Madrid (battezzato Ajò). Ed Eta è Maria Teresa Filigheddu, anche lei cagliaritana, specialista in malattie infettive.

I sintomi

Il dieci marzo l'imprenditore ha iniziato a manifestare i primi sintomi dell'infezione: «Ho avuto un contatto con una persona positiva in Italia, sono tornato a Madrid ho cominciato a stare male quando in Spagna si tendeva ancora a minimizzare, come se l'epidemia fosse un problema solo italiano o cinese. Non avevamo riferimenti sanitari. Io che seguivo le notizie dall'Italia ho sospettato subito di essermi infettato. Dopo due giorni di febbre alta, il medico di base mi ha prescritto il paracetamolo».

L'allarme

Poi anche in Spagna è stato deciso di chiudere ogni attività e Caschili ha chiamato il numero verde per l'emergenza sanitaria, è stato riconosciuto sospetto Covid , gli hanno detto di non uscire da casa e continuare con il paracetamolo. Le autorità sanitarie non hanno ricostruito la linea dei contatti cui imporre la quarantena: «In Spagna per eseguire il tampone è necessario avere avuto contatti con un paziente Covid positivo. Dopo giorni di febbre sempre alta ho iniziato a soffrire di mal di testa fortissimi e tosse. Undici giorni dopo i primi sintomi, la saturazione di ossigeno nel sangue è scesa sotto novanta». Caschili ha chiamato nuovamente i riferimenti per l'emergenza, ma per gli specialisti la saturazione era accettabile: «Può continuare con il paracetamolo».

Marcello Caschili
Marcello Caschili
Marcello Caschili

La paura

«A quel punto - prosegue Caschili - non respiravo bene, ho deciso di rivolgermi alla clinica privata dove lavora la mia amica medico. Una radiografia ha evidenziato la polmonite interstiziale bilaterale. Con quel referto la diagnosi Covid-19 era certa, poi è stato eseguito anche il tampone rinofaringeo, inviato ai laboratori per i test».

L'esito positivo è arrivato dodici giorni dopo. Fortunatamente la dottoressa Maria Teresa Filigheddu è intervenuta avviando immediatamente il trattamento farmacologico dei protocolli internazionali con immunosoppressori: «Dopo alcuni giorni ho risposto alla terapia. Non so come sarebbe andata senza l'aiuto di Eta, di sicuro sono stato scaricato dal sistema sanitario spagnolo che mi avrebbe seguito soltanto quando non restava che intubarmi. Con un approccio diverso, si sarebbero salvate molte più vite».

Intanto l' imprenditore si trova in autoisolamento da oltre un mese, una radiografia ha rilevato la fase remissiva della polmonite. Nessuna indicazione precisa invece dal sistema sanitario che lo considera guarito. «Ma io non uscirò di casa prima di avere il secondo tampone».

Paola Mura Ruggiu

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