«Dopo gli Australian Open, dovevo prendere il volo Melbourne-Wuhan-Roma ma, andando in aeroporto, mia madre mi scrisse che l'Italia aveva chiuso i voli da e per la Cina. Sono stato fortunato, perché fossi già stato sull'aereo, sarei rimasto bloccato in Asia. Ho fatto scalo a Bangkok per tornare in Italia. Si capiva che era una cosa seria, mentre in Italia si minimizzava».

Così, Antonio Zucca - ex 1066 del mondo ed ex numero 1 sardo - ha conosciuto l'impatto del Coronavirus sulla quotidianità. Poi, il nuovo viaggio verso gli Usa, con la fidanzata Laura Siegemund, numero 65 della classifica mondiale, di cui è coach da alcuni anni. «Laura ha giocato il 125k di Indian Wells e nessuno parlava di questa situazione. Nessun controllo, nessun test, solo i dispenser di gel per le mani. Laura ha perso nei quarti e si iniziava a dire che i raccattapalle non avrebbero raccolto gli asciugamani, avrebbero messo i guanti, nessun contatto giocatori-fans. La domenica qualcosa non funzionava. I maschi sembravano più attenti. Uscendo dall'hotel ho incontrato Sonego e mi ha detto che avevano cancellato Indian Wells. Lo abbiamo scoperto così. C'erano stati due casi a 50 km da lì. L'Atp è stata più veloce della Wta, cancellando anche Miami. Sapevamo che Djokovic stava tornando in Europa, quindi si capiva che lui già sapeva. Abbiamo scelto di rimanere qui. Lei non sarebbe potuta venire in Italia, io in Germania: abbiamo deciso che se dovevamo rimanere chiusi in casa, lo avremmo fatto insieme».

In riva al mare

Zucca e Siegemund sono a Melbourne, località balneare in Florida. «La stiamo vivendo abbastanza bene. Qui ci sono 170 casi su 600 mila persone. Non è tra gli stati più colpiti. Hanno chiuso i bar, i ristoranti possono fare solo asporto, hanno chiuso le spiagge in certi orari, fai le file fuori dai market, ma non c'è l'obbligo di restare in casa. Ci alleniamo in un campo privato. La speranza e che si riprenda il prima possibile. Laura spera di poter giocare il Roland Garros, torneo che a lei piace molto. È dispiaciuta per la cancellazione del suo torneo preferito, Stoccarda, a casa sua».

La quarantena in campo

«Ci alleniamo, facciamo preparazione fisica, due ore al giorno in un campo privato. Si può fare attività all'aria aperta. Berrettini con la Tomljanovic, gli Zverev e tanti altri hanno scelto di stare in Florida per questo. Il clima aiuta, con una temperatura costante tra i 25 e i 30 gradi. Siamo più fortunati di chi sta in Europa», prosegue il coach portotorrese, che sottolinea: «I danni economici ci sono per tutti. I tennisti ne soffrono meno rispetto agli altri, ma anche per loro i danni ci sono, le spese sono tante. Da Indian Wells a Wimbledon un giocatore tra i primi 80, chi sta nei tabelloni principali, ha un mancato incasso minimo superiore ai 200 mila dollari. Per Federer e Nadal sono niente, ma per una giocatrice come Laura, sono parecchi. Certo, c'è gente che sta soffrendo e non può fare la spesa, quindi non ci lamentiamo».

La sua Isola

L'ultimo pensiero è per chi sta in Sardegna. «Con le nostre famiglie siamo in contatto, con la tecnologia siamo più vicini. Fosse accaduto 20 anni fa, sarebbe stato più complicato. Ora premi un tasto e sei collegato con l'altra parte del mondo. Avrei preferito stare un po' più vicino alla mia famiglia in questo momento, ma è come se lo fossi».

Antonio Burruni

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