È partita da Gonnosfanadiga poco più di due mesi fa per frequentare il quarto anno di liceo negli Stati Uniti ma la sua bravura e la serietà con cui si approccia alla musica le hanno aperto le porte per l'orchestra sinfonica dell'Università Cattolica di Washington DC. Si chiama Ester Medda e ha soli diciassette anni e dal'11 agosto vive nella capitale degli Usa, ospite a casa di due insegnanti e frequenta un college cattolico dove è l'unica ragazza bianca. Partita grazie a Intercultura, è stata selezionata a luglio per gli Stati Uniti. Ponendo una sola condizione. «Mi sarei adattata a tutto, dalle grandi città alle fattorie del Kansas: quello che però non avrei mai lasciato è il violino».

La storia

La ragazza, iscritta da tre anni al conservatorio di Cagliari, racconta l'amore per la musica: «Non avrei mai abbandonato lo studio del violino, però ho capito da subito anche l'importanza di quest'opportunità. Non ho preteso che mi venisse data la possibilità di frequentare una scuola di musica, avrei continuato a studiare in autonomia a casa». Poi però qualcosa è cambiato e si è ritrovata in un’orchestra sinfonica. «La tutor mi ha chiesto se avessi voluto fare un provino per un'orchestra: ho detto immediatamente di sì nonostante avessi veramente paura». Si è chiusa nella sua cameretta di Gonnosfanadiga e, con il cellulare, si è registrata mentre suonava un brano di cinque minuti. «Era concerto per violino in sol maggiore movimento uno. Sarò sincera, ci speravo ma non credevo di riuscirci. Quando mi hanno comunicato che mi avevano scelto sono stata travolta dalle emozioni».

Il soggiorno negli Usa

Non è tutto semplice per la ragazza che, lontana dagli affetti, affronta una nuova scuola, in una famiglia diversa e si ritrova a far parte di un'orchestra sinfonica prestigiosa di cui è la più piccola e l'unica non universitaria. «È difficile ma mi sto impegnando al massimo. Suonare in quest'orchestra è complicato: sono tutti ragazzi più grandi e suonano da almeno 15 anni ma non mi demoralizzo e continuo a studiare». Un sospiro ed Ester racconta ciò che l'ha maggiormente colpita negli Usa: «Qui non è come da noi, non c'è il senso di comunità, tutti pensano prima a se stessi e poi agli altri. Nel nostro paese, è diverso così come sono diversi i rapporti che stringiamo e il modo in cui li viviamo». Situazioni che non la destabilizzano: «Mi sto adattando, ogni giorno va un po’ meglio, anche con la lingua». Tante storie da raccontare. Ma anche la necessità di interrompere la conversazione. «Devo studiare per un concerto importantissimo nel quale suoneremo un brano che dura un'ora di Cajkovskij».

Johanne Cesarano

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