La testa mi gira. Quante volte abbiamo sentito questa frase, magari in compagnia di persone che appena si trova sulla sommità di un colle o sul poggiolo di una terrazza molto alta soffrono di vertigini perché guardano verso il basso.

È un classico esempio di problema che nasce dalla percezione visiva. Gli occhi a volte non trovano i punti di riferimento cui sono abituati e sono costretti a spostare la "mira" dello sguardo troppo lontano.

Dall’apparato visivo il segnale "errato" arriva al cervello, che tenta di "riequilibrare" il corpo senza che ciò sia necessario. Facendo perdere la posizione, perché la percezione di partenza è errata.

Ovviamente, in aereo la situazione è diversa. Ci troviamo a migliaia di metri di altezza e l’occhio non è più in grado di fissare punti di riferimento esterni.

E soprattutto la "mira" dell’occhio può essere facilmente spostata su qualcosa di molto vicino, come il compagno di viaggio o il sedile davanti. Quindi la percezione visiva non crea problemi. Si tratta solo di esempi, ovviamente.

Chi soffre di vertigini, per avere un quadro corretto della situazione, deve far riferimento al medico perché sono davvero tante le causa che possono "far girare" la testa, e non solo quando ci si trova in alto.

Le vertigini sono infatti un’alterazione della percezione del corpo nello spazio e possono essere generate da diverse zone dell’organismo, come gli occhi e la parte interna delle orecchie. In tutte queste situazioni, per trovare caso per caso la giusta terapia che dipende ovviamente dalla diagnosi causale della situazione, il parere del medico è insostituibile per impostare una terapia corretta.

E domani, forse, anche una app potrà aiutare chi ha paura dell’altezza. Lo dice una ricerca ricerca apparsa su npj Digital Medicine, realizzata da un’equipe dell’Università di Basilea, che dimostra come l’impiego di una app di realtà virtuale sullo smartphone possa rivelarsi utilissima per chi proprio non riesce a raggiungere altitudini elevate con strapiombi annessi senza avere sensazione di malessere e rischio di perdita dell’equilibrio.

Federico Mereta
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