Il settore di igiene e salute pubblica è diventato più familiare nel corso di questa pandemia, ma di fatto influisce sulla nostra quotidianità e sulla nostra salute sin da prima del concepimento.

Come la frequente pulizia delle mani, prevenzione dalle malattie infettive, che oggi è diventata una forma di tutela di uso quotidiano per evitare il contagio da covid, ma è una norma base che esiste da sempre. La prevenzione, i vaccini, le profilassi, le norme igieniche nei luoghi pubblici o di lavoro sono solo alcuni degli ambiti di cui si occupa, eppure sappiamo poco del lavoro scientifico che c’è dietro.

«L’igiene è una disciplina trasversale - spiega Andrea Piana, professore ordinario di Igiene nel dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Sperimentali dell’Università di Sassari e responsabile del Laboratorio di Epidemiologia Molecolare - che parte dall’educazione alla salute e dalle norme comportamentali da prima del concepimento per tutte le fasi della vita. È fondamentale per fare scelte consapevoli per la nostra salute».

Vi occupate anche della formazione dei professionisti?

«Certo. Per intenderci, tutti quelli che sono stati chiamati in prima linea in questo periodo di pandemia si sono formati nei nostri istituti e laboratori. L’igiene è una branca della medicina che abbraccia varie tematiche come l’Epidemiologia, che studia quello che ora abbiamo imparato a conoscere come R con T e R con Zero, per conoscere la diffusione di una malattia e tutto ciò che concorre a essa. In modo che si possano fare attività di profilassi (lavaggio mani, distanziamento, mascherina). Un settore che, oltre al Covid, riveste un ruolo importante anche nelle altre infezioni, come le meningiti che di recente si sono manifestate anche in Sardegna: con il mio staff individuiamo i microorganismi responsabili. Ci sono stati cluster che hanno causato anche decessi, in questi casi dobbiamo subito individuare il siero gruppo per somministrare antibiotico ai conviventi».

In che modo avete contribuito alla lotta contro il Covid?

«Non siamo stati coinvolti nella diagnosi. Una scelta a mio avviso sbagliata perché avrebbe consentito di ampliare la diagnostica. Ma abbiamo comunque continuato il nostro lavoro cercando di portare un contributo: abbiamo studiato gli indicatori sulla diffusione del virus negli ambienti, individuando i microorganismi concomitanti con il Covid, la cui presenza indica che con altissima probabilità è stato contratto il virus. Inoltre stiamo portando avanti anche la ricerca quantitativa (carica virale) con due team internazionali».

Perché molti cittadini hanno dubbi sul vaccino anti-Covid, no-vax a parte?

«È fondamentale comunicare. Informare la popolazione sui vaccini evidenziando i rischi, senza dimenticare che sono l’arma per sconfiggere le malattie infettive. Gli studi sono minuziosi già da parte della casa farmaceutica e i sistemi adottati dal ministero per garantire la sicurezza del prodotto abbattono le possibilità di conseguenze negative. I rischi in fondo sono contenuti in ogni farmaco, ma bisogna mettere sulla bilancia il beneficio>

La pandemia quali strascichi lascerà?

Questa pandemia non ha influito solo sui decessi, influirà su malattie neoplastiche o cardiovascolari, tante persone non hanno fatto prevenzione per paura del contagio».
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